Prete ucciso a Como, criminale aggressivo. Il giudice: piano studiato, è lucido

Esclusa l’incapacità di intendere e volere per il tunisino accusato di aver ucciso don Malgesini In Valtellina i funerali del sacerdote

Carabinieri e finanzieri coprono il corpo di don Roberto, sopra Ridha Mahmoudi

Carabinieri e finanzieri coprono il corpo di don Roberto, sopra Ridha Mahmoudi

Como, 19 settembre 2020 - Una «forte capacità criminale", unita a "un’indole aggressiva, che denota una violenza non comune". Un atteggiamento "evasivo, contradditorio e provocatorio", durante l’interrogatorio di convalida dell’arresto, quando ha reso una nuova versione "non credibile", negando di aver ucciso don Roberto Malgesini. Sono le motivazioni con le quali il gip di Como, Laura De Gregorio, ha convalidato l’arresto ed emesso l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Ridha Mahmoudi, il tunisino di 53 anni accusato di aver ucciso martedì mattina "il prete di San Rocco", come lo chiamava lui.

I funerali del sacerdote si sono svolti ieri pomeriggio nella chiesa di Sant’Ambrogio a Regoledo di Cosio, il suo luogo d’origine, dove vivono i suoi familiari e dove è stato sepolto. La funzione è stata celebrata, tra gli altri, dal Vescovo di Como, Oscar Cantoni, con il parroco della frazione, don Vito Morcelli. "Don Roberto vive nella pace da martire – ha detto il vescovo –. Saremmo tentati di credere che la nostra vita vale per la lunghezza degli anni o per le opere realizzate. Ma essa è feconda solo nella misura in cui è donata. Così don Roberto è andato oltre l’egoismo che ci rinchiude in noi stessi. A noi il compito di proseguire la sua missione".

La funzione è stata seguita da tantissimi amici e parenti, presenti sia in chiesa che sul sagrato, o collegati in streaming. Intanto la Squadra Mobile della Questura di Como sta proseguendo le indagini coordinate dal sostituto procuratore Massimo Astori, per dare completezza e ancora maggiore solidità a una ricostruzione già certa, come ribadito anche nel provvedimento cautelare. Quanto alle sue condizioni psichiche, "non pare allo stato discutibile l’imputabilità dell’indagato – scrive il gip – considerato che le ragioni addotte, pur lasciando ipotizzare connotazioni persecutorie del pensiero", non sono tali da far emergere "un dubbio in ordine alla capacità di intendere e volere".

Al contrario "la scelta del momento in cui commettere il delitto non è stata accidentale". L’uomo ha cercato le "condizioni più propizie" per commettere l’omicidio, alle 7 del mattino quando la piazza era vuota. Inoltre "l’indagato ha atteso il giorno del suo processo e si è presentato già munito di coltello", realizzando il suo piano "con fredda determinazione". Così, le modalità dell’aggressione, oltre a radicare l’aggravante della premeditazione, secondo il giudice "denotano una indole eccezionalmente violenta, e una assoluta pericolosità sociale".