Stop ai centri di accoglienza a Como: passa la mozione anti-migranti

Promotore dell’iniziativa Alessandro Rapinese che con la sua proposta ha trovato terreno fertile tra i consiglieri di maggioranza

Migranti in città

Migranti in città

Como, 27 luglio 2017 - In città ci sono troppi migranti e adesso i comaschi si sono stancati, o almeno lo sono i loro politici che l’altra sera hanno approvato un emendamento al bilancio che impegna il sindaco, Mario Landriscina, a non aprire alcun nuovo centro. L’ultimo è destinato a essere quello in via Tibaldi, pensato per accogliere 65 richiedenti asilo. «Ci sono già i soldi stanziati dal Ministero per i 65 posti stabiliti – ha precisato l’assessore al bilancio, Adriano Caldara – non possiamo fare marcia indietro. Di sicuro siamo contro l’apertura di nuovi centri». Promotore dell’iniziativa Alessandro Rapinese che con la sua proposta ha trovato terreno fertile tra i consiglieri di maggioranza.

«Amo la diversità e non riesco a trovare alcun disvalore nella parola straniero – ha premesso – non c’è nulla che riguarda gli individui, si sta parlando di gestione di un fenomeno, il nuovo questore ha parlato di ciondolare e bivaccare, di integrazione e spaccio ai giardini a lago. Ci dovrebbero essere tre migranti ogni mille abitanti, noi ne abbiamo oltre il quadruplo. Como è una città molto ospitale, ma lo stesso la concentrazione è diventata eccessiva. Pensate agli abitanti di Tavernola, quando aprirà anche il centro di via Tibaldi oltre a quelli che già ci sono. La concentrazione rischia di essere il più grosso nemico a una reale integrazione – ha detto ancora Rapinese – se vogliamo evitare che questa città smetta di essere tollerante dobbiamo responsabilizzare anche i nostri vicini, la nostra regione, la nostra nazione. La responsabilità deve essere condivisa, finora abbiamo subito adesso dobbiamo reagire perché siamo arrivati a un limite fisico».

Critico l'ex assessore ai servizi sociali, Bruno Magatti ora all’opposizione, che non ha partecipato al voto. «La gestione dei migranti adulti dipende dalle Prefetture e non dal Comune. Qui il problema è di competenze, sono d’accordo ce ne sono troppi, il contingente oggi su Como è 2100 richiedenti asilo che dovrebbero essere spalmati su tutta la provincia. Questo ordine del giorno non serve a nulla, chi partecipa a un bando delle prefettura e lo vince può tenere i migranti che gli sono affidati. Per cambiare davvero le cose si deve aprire uno Sprar (Sistema di Protezione per richiedenti asilo e rifugiati ndr.) che porterebbe in città 273 richiedenti asilo, ma permetterebbe un controllo anche da parte del Comune, diversamente da quel che accade ora». Intanto la città si prepara a mettere mano al portafogli e portare a 3 milioni e 600mila euro il capitolo di spesa per minori stranieri non accompagnati e quelli destinati in istituto.