Calco, il circo che salva gli animali e li mette in scena

E' il circo Grioni di Calco dove gli animali sono parte integrante della famiglia. C'è l'asinello che veniva maltrattato ed è stato dato in affido, un pony che era destinato all'abbattimento e Ignazio, il cane star abbandonato in un fosso e che ora risolve le operazioni di matematica

Un momento dello show che in questi giorni è in scena a Osnago

Un momento dello show che in questi giorni è in scena a Osnago

Osnago (Lecco), 25 ottobre 2016 - Venghino signori, venghino, è arrivato il circo! È il circo Grioni dove lavora tutta la famiglia Grioni di Calco, dal nonno che lo ha fondato, al figlio che ora ne ha raccolto l’eredità, sino ai nipotini, come Luca di appena 8 anni, il miglior baby-trapezista riconosciuto in circolazione o Matteo di 7 che si esibisce come clown. E a loro si aggiungono anche gli animali, perché non sono semplici attrazioni, né mera fonte di sostentamento, sono semmai parte integrante della famiglia. Lama, dromedari, cammelli, pony, asini pappagalli, cani, trattati meglio degli esseri umani e certamente con la stessa cura e lo stesso amore.

«Nessuno è stato comprato, nessuno è stato sottratto alla libertà, nessuno esegue esercizi contro natura – racconta Marco Grioni, 36 anni, ultimo capostipite in ordine di tempo di una dinastia di circensi che ormai da parecchio incantano con la loro arte bambini e adulti, consentendo contemporaneamente a una quindicina di persone di vivere onestamente e di sfuggire alla crisi economica che li ha spinti a intraprendere una percorso affascinante ma tutt’altro che semplice -. Anzi, molti di loro li abbiamo salvati». C’è ad esempio un somarello che gli è stato affidato dopo essere stato sequestrato perché subiva maltrattamenti dal suo ex proprietario, oppure un pony nato in un maneggio con gravi malformazioni alle zampe: era destinato all’abbattimento, ma lui non solo lo ha salvato da una fine certa, ha sostenuto le spese per sottoporlo a un delicato intervento chirurgico e risolvere le menomazioni.

E poi c’è Ignazio, una vera star, un meticcio trovato abbandonato in un fosso. «Ancora qualche ora e sarebbe morto – ricorda -. Lo abbiamo curato, rifocillato, accudito e tenuto con noi. Ci siamo subito accorti della sua intelligenza e gli abbiamo insegnato risolvere le operazioni di matematica». Sì, Ignazio sa far di conto, abbaia tante volte quanto è il risultato dei problemi che gli vengono sottoposti. Inoltre il meticcio trovatello ha recitato in un film del 2011, «C’è chi dice no», con Luca Argentero, Paola Cortellesi e Paolo Ruffini, con un ruolo praticamente da protagonista. Nonostante ciò la convinzione, specialmente da parte degli animalisti ma non solo, che al circo si sfruttano gli animali è dura da combattere. «Molti amministratorilocali utilizzano tutti i pretesti per non concederci gli spazi, è difficile andare avanti, la tentazione di arrendersi è forte», confida l’impresario -. E così la già non facile vita da circense è ancora più difficile a causa dei luoghi comuni, di duecento famiglie italiane non ne sono rimaste che una sessantina, nonostante la tradizione millenaria.

L’arte circense rischia così di scomparire, mentre nella vicina Francia ad esempio è riconosciuta come un patrimonio da tutelare e sostenere. «Ciò che ci dà la forza di andare avanti è il pubblico, gente comune che non manca mai e ci apprezza, segno che il circo piace e deve essere preservato», prosegue Marco. Attualmente lui, la sua famiglia e i suoi collaboratori con i loro amati animali sono a Osnago, dove nel fine settimana appena trascorso hanno registrato il tutto esaurito e dove si esibiranno anche durante il prossimo week end.