L’ordine: "Tutti fuori", il mister non sa perdere e fa una figuraccia

L’allenatore dei giovanissimi di Binago

Un bambino gioca a calcio, foto generica

Un bambino gioca a calcio, foto generica

Como, 24 ottobre 2017 - Dicono che bambini e ragazzini col pallone tra i piedi debbano solo divertirsi. Dicono pure che l’autoarbitraggio, introdotto nella categoria dei “pulcini”, abbia responsabilizzato i talenti in erba, che litigano di meno e giocano di più. Dicono pure che gli adulti, quando in campo vanno i piccoli calciatori, dovrebbero solo applaudire ed incitare tutti, avversari dei figli compresi. Ecco, di tutto questo dovrebbe ricordarsi l’allenatore dei “giovanissimi” della Binaghese, inibito fino al 13 novembre dal giudice sportivo per «aver ritirato la squadra in segno di protesta nei confronti dell’arbitro». Per la serie, è proprio vero che il cattivo esempio arriva da chi invece dovrebbe educare.

Vero, si potrà obiettare che uno scivolone capita a tutti, e che persino Adriano Galliani, braccio destro di Silvio Berlusconi nel Milan che fu, il 20 marzo del 1991, a due minuti dal termine della semifinale di ritorno di Coppa Campioni in casa del Marsiglia (sul risultato di 1-0 per i padroni di casa) ordinò alla squadra di uscire dal campo per un black-out di uno dei quattro riflettori dello stadio. Ma quella alla fine si rivelò una figuraccia in mondovisione pagata a caro prezzo dai rossoneri. Al signor Giuseppe Amoruso, allenatore della squadra che partecipa al campionato provinciale “giovanissimi” (girone C di Como) è andata meglio, neppure un mese di stop. Ma la figuraccia resta. Non tanto per il punto di penalizzazione in classifica e 25 euro di ammenda alla società, ma per il comportamento diseducativo che con lo sport ha ben poco in comune.

Scoorendo infatti fra le righe della decisione del Giudice Sportivo in riferimento alla gara dello scorso ottobre tra Binaghese e Faloppiese Ronago, si viene a sapere che i padroni di casa hanno abbandonato il campo (su invito del proprio allenatore) al minuto trentaquattro della ripresa (dunque ad un solo giro di lancetta dal fischio finale) «in segno di protesta nei confronti dell’arbitro». Ma quel che più stupisce è che ciò sia avvenuto sul risultato di 0-9. Siccome non risulta, dallo stesso referto dell’arbitro, che in campo ci sia stata una battaglia con risse ed espulsi, viene da supporre che il risultato sia stata la logica conseguenza di una disparità di valori tecnici (spesso avviene nei tornei giovanili, con baby calciatori che escono dal campo in lacrime), magari (ci può stare) con qualche discutibile decisione del direttore di gara. Ma da qui ad abbandonare il campo per protesta, a meno di un minuto dalla fine, ce ne passa (a proposito, è stato omologato lo 0-9 acquisito sul campo).

Insomma, i dirigenti e gli istruttori si diano una bella regolata: non a caso per una situazione analoga (campionato Giovanissimi di Pavia) il Delegato della LND Roberto Del Bo ha imposto alla società Lomellina «di organizzare un incontro con i propri tesserati volto ad affermare il rispetto dei valori sportivi e a favorire i processi educativi degli stessi, con particolare attinenza ai principi di correttezza e lealtà sportiva». Perché prima di insegnare calcio ai bambini, è giusto di ricordarsi dell’etica. Che vale più di un gol.