Como, 20  aprile 2014 - Pagare le tasse, ci perdoni l’ex-ministro Padoa Schioppa, non è mai piaciuto a nessuno, nel caso dei frontalieri poi l’attività può provocare addirittura un fastidioso cerchio alla testa. Tutta colpa del ginepraio di moduli, leggi e sub-commi entro i quali chi lavora come dipendente all’estero ed è quindi tassato alla fonte, deve districarsi per non risultare evasore di fronte al fisco italiano. L’ultimo incubo per i 60mila lavoratori lombardi che ogni giorno attraversano il confine diretti in Canton Ticino, era rappresentato dalla nuova normativa nata per scoraggiare la fuga di capitali all’estero, che impone al contribuente italiano di dichiarare al fisco tutti i conti correnti di cui è titolare oltreconfine. «La legge prevedeva l’obbligo di dichiarazione indipendentemente dalla cifra depositata, prevedendo poi il pagamento di una tassa di 34 euro per i conti con depositi superiori ai 5mila euro – spiega Sergio Aureli, che per conto del sindacato elvetico Unia si occupa della situazione dei frontalieri –. Un bel problema per chi lavora in Svizzera ed è costretto ad aprire un conto corrente per vedersi accreditato lo stipendio, tra l’altro pagato in franchi svizzeri».

Per fortuna dopo mesi di trattative, un vero e proprio braccio di ferro con il Ministero delle Finanze, da Roma hanno capito la peculiarità dei frontalieri. «E’ stata dura ma ce l’abbiamo fatta – prosegue Aureli, candidato a Strasburgo per il Pd – per i depositi con un valore medio mensile sotto i 5mila euro non ci sarà più l’obbligo della dichiarazione nella denuncia dei redditi, ciò significa che i frontalieri non saranno più costretti a dover presentare il Modello Unico. In pratica grazie a questa modifica della norma quasi tutti i lavoratori italiani impiegati in Canton Ticino saranno esentati, rimarrà invece il limite di dichiarazione per chi possiede conti con depositi superiori ai 5mila euro. L'ennesima dimostrazione che a Roma e a Bruxelles non hanno ben chiara la situazione di questa parte assolutamente consistente della popolazione».

Rimangono invece ancora da chiarire gli effetti della circolare dell’Agenzia delle Entrare che prevedeva l’obbligo per le banche di trattenere il 20% dei bonifici provenienti dall’estero. Un provvedimento pensato dal Ministero del Tesoro per scoraggiare le fughe di capitali che però ha finito, suo malgrado, a complicare la vita dei frontalieri, che potrebbero essere penalizzati con una trattenuta pari a un quinto dello stipendio loro accreditato in Italia. «In questo caso siamo riusciti a ottenere il blocco momentaneo del provvedimento – conclude Aureli – ma occorrerà fare chiarezza al più presto».

di Ro.Can.