Como, 16 aprile 2014 - Come Pollicino quando è nata, poteva essere cullata nel palmo di una mano. Una storia incredibile quella di Michela, la bimba più piccola mai nata al Sant’Anna, venuta al mondo quando la mamma, Rosetta Guarascio, giunta alla ventitreesima settimana di gestazione è stata ricoverata per una grave infezione che rischiava di pregiudicare oltre la sua vita anche quella della piccola che portava in grembo. «Quando la signora Rosetta è arrivata da noi ho capito subito che dovevamo tentare il tutto per tutto – ricorda Renato Maggi, primario di Ostetricia e Ginecologia – sapevamo di correre grossi rischi a far nascere una bimba così piccola, ma l’alternativa per lei sarebbe stata la morte certa». Così alle 12 e 10 dell’ultimo giorno dell’anno, grazie a un taglio Cesareo, è venuta alla luce Michela, che nella pancia della mamma ci sarebbe dovuta rimanere, secondo il decorso normale, per altri quattro mesi buoni, visto che la sua nascita era attesa per il 26 di aprile.

«Quando ce l’hanno portata in reparto era grande come una bottiglietta d’acqua – ricorda la caporeparto della Tin, Anna Maria Alessi – e pesava anche meno, appena 460 grammi che poi sono scesi a 4 etti per il calo fisiologico. Era come una bambolina di porcellana, anzi più delicata, la tenevano in vita le macchine che l’alimentavano e la facevano respirare, noi le davamo un po’ di latte per permettere al suo piccolo intestino di svilupparsi. Vederla crescere è stato un miracolo che si è compiuto giorno dopo giorno». Piccola ma indomabile Michela ha dimostrato un’incredibile attaccamento alla vita, per 101 giorni ha guardato il mondo dall’oblò della sua incubatrice, fino allo scorso 11 aprile, quando è stata dimessa finalmente fuori pericolo dopo aver superato i 2 chili e 500 grammi di peso.

«È il regalo più bello per il nostro primo anniversario di matrimonio – sorridono Rosetta Guarascio e Domenico Pisano, entrambi originari di Caccuri in Calabria, quando la piccola è venuta alla luce non avevano ancora messo su casa insieme, visto che la mamma viveva a Bologna e lavorava in una fabbrica di Crespellano, mentre il padre vive e lavora a Olgiate Comasco – ci siamo spostati il 4 maggio dell’anno scorso e questa bambina la desideravamo tanto. Dopo tutto quello che è capitato è come se fosse nata due volte, quando è venuta al mondo e quando i medici ci hanno detto che era finalmente potevamo riportarla a casa. Non potremmo mai ringraziarli abbastanza, sono stati come una famiglia per noi». Felice anche il primario della Terapia Intensiva Neonatale, Mario Barbarini, dove ogni anno vengono ricoverati circa 45 bimbi che al momento della nascita pesano meno di 1500 grammi o sono sotto le 30 settimane di gestazione.