Mozzate (Como), 25 marzo 2014 - Scomparso da venticinque giorni. Senza lasciare tracce, tagliando qualsiasi legame con i suoi familiari, con chi ha passato con lui le ultime settimane. Nell’indagare sull’omicidio di Lidia Nusdorfi, la donna di 36 anni uccisa la sera del primo marzo nel sottopassaggio della stazione di Mozzate, e su tutti gli aspetti ancora oscuri collegati a quel delitto, gli inquirenti del nucleo investigativo di Como sono alla ricerca di Silvio Mannina, ultimo frequentatore della vittima, scomparso dal 28 febbraio, giorno precedente il delitto. L’ipotesi più accreditata, per il momento, è che l’uomo – 30 anni, originario di Castano Primo ma da tempo senza dimora fissa – possa essersi allontanato dai suoi luoghi di frequentazione abituale perché intimorito da qualcosa.

Dal suo telefono cellulare è infatti partito il messaggio con il quale è stato dato a Lidia l’appuntamento per andare in stazione, dove ha però trovato ad aspettarla Dritan Demiraj, 28 anni di Rimini, suo ex convivente, che l’ha accoltellata a morte. Un delitto preparato nei suoi dettagli essenziali, organizzato almeno dal giorno prima, quando l’uomo è andato ad acquistate il coltello per uccidere Lidia a Mozzate, a 350 chilometri da casa sua. Nel Comasco, è arrivato con una Lancia Y, assieme alla sua attuale compagna, Monica Sanchi, che fin da subito ha detto di non essersi accorta di nulla quando Dritan l’avrebbe lasciata in auto nel parcheggio della stazione.

Con loro, secondo le sue affermazioni, ci sarebbe stata una terza persona, un albanese non meglio identificato. Chi ha inviato quell’sms a Lidia, e come quel telefono sia finito nelle sue mani, è uno degli aspetti importanti ancora da chiarire. In tutto questo il ruolo di Mannina potrebbe essere molto differente, da persona coinvolta inconsapevolmente attraverso l’uso di quel telefono, fino a essere stato vittima di ulteriori reati.

In ogni caso, l’ipotesi al momento più accreditata, è che si tratti di una persona scomparsa volontariamente, in quanto - finora - non ci sarebbero elementi sufficienti per ragionare su altre possibilità. I carabinieri hanno rintracciato le persone che Mannina frequentava nei centri di accoglienza, ma le loro testimonianze non avrebbero portato a nulla di utile.

L’unica certezza è che dal 28 febbraio, quando stava andando a Rimini, in contatto con il profilo Facebook dell’attuale compagna di Demiraj, di lui si sono perse le tracce. Domani a Rimini, dove è sotto sequestro la Lancia Y utilizzata da Demiraj per andare a Mozzate, saranno svolti ulteriori accertamenti tecnici sugli oggetti all’interno del veicolo. Rilievi a tutto campo durante i quali, potrebbero anche essere cercate tracce della presenza di Mannina, per capire se in un qualunque momento, tra 28 febbraio e 1 marzo, è salito su quell’auto.

paola.pioppi@ilgiorno.net