Mozzate (Como), 24 marzo 2014 - Il messaggio che ha attirato Lidia Nusdorfi a Mozzate, nel sottopassaggio della stazione dove è stata uccisa dal suo ex compagno Dritan Demiraj, è partito dal telefono cellulare di Silvio Mannina. Trentenne senza dimora fissa, originario di Castano Primo, scomparso da quasi un mese, aveva avuto una relazione con la donna fino a un paio di settimane prima del delitto, avvenuto la sera del 1° marzo. Fin da subito era stato chiaro che Lidia, nell’andare in quel sottopassaggio senza mostrare alcun timore, era convinta di incontrare Mannina.

Ora è stato però chiarito che il messaggio era partito esattamente dal suo telefono: stabilire da chi è stato inviato, è l’aspetto sui cui si concentreranno le indagini nelle prossime settimane. Alla luce di questo dettaglio, il ruolo dell’uomo appare sempre più confuso. Le ultime notizie su di lui risalgono al 28 febbraio, il giorno precedente il delitto, quando da Bologna si stava spostando in treno verso Rimini. Fino a quel momento, era stato ospite di un centro di accoglienza a Bologna, Casa Willy, dal quale si è allontanato senza dire nulla delle sue intenzioni. Ambienti nei quali gli inquirenti, hanno fatto tutti gli accertamenti necessari. A Rimini, dove è andato in treno, era convinto di incontrare Monica Sanchi, operaia di 36 anni, che a sua volta stava frequentando Demiraj. I due erano in contatto attraverso Facebook, con un rapporto che sembrava sottintendere una sorta di relazione tra i due. Tuttavia la Sanchi sostiene di non aver mai contattato Mannina, e di non sapere nulla di quella corrispondenza: «Le password del mio profilo – ha dichiarato - le aveva anche Dritan, che voleva controllare con chi avevo contatti».

Chi abbia incontrato alla stazione Silvio Mannina è ancora da capire, così come abbia passato le ore successive al suo arrivo a Rimini. Da tre settimane, i familiari lo cercano in tutta Italia, la sorella ha lanciato diversi appelli per convincerlo a farsi vivo. Ma di lui non c’è traccia, e non è possibile – al momento – stabilire se Mannina stia rimanendo alla larga per paura, per impedimenti oggettivi o per altri motivi di opportunità. Allo stesso tempo, non è noto chi abbia utilizzato quel telefono per convincere Lidia ad andare all’appuntamento.

L’ultima cella agganciata dal quell’utenza sarebbe quella di Mozzate: chiunque avesse in uso quel telefono, lo ha usato poco prima che la trentacinquenne venisse accoltellata a morte da Demiraj, il cui volto, mentre passava sotto le telecamere della stazione, era coperto da un ombrello aperto. Ma ritrovato, sparito assieme al coltello acquistato apposta per commettere quel delitto, e agli abiti che il pasticcere albanese indossava quella sera. In macchina da Rimini a Mozzate sono andati in tre: Demiraj, la Sanchi e un terzo uomo, che la donna ha indicato come un ipotetico albanese mai visto prima amico di Dritan.

di Paola Pioppi