Mozzate (Como),20 marzo 2014 - «Quando qualcuno disprezza la propria vita o quella di qualcun altro, decade al rango di un animale». Parole forti, pronunciate dal parroco di Mozzate, don Luigi Alberio, durante i funerali di Lidia Nusdorfi, che si sono svolti ieri pomeriggio nella chiesa parrocchiale. Fino all’ultimo, i familiari della donna uccisa a coltellate la sera del 1° marzo nel sottopassaggio della stazione ferroviaria, hanno valutato se celebrare le esequie nel luogo dove ha passato gli ultimi mesi della sua vita, accanto alla nonna e a una zia, oppure a Garbagnate Milanese, dove era nata trentacinque anni fa. «Lasciamo perdere il tuo passato – ha detto il sacerdote, davanti a un centinaio di persone riunite in chiesa – sei solo vittima di un uomo a cui non interessava la vita». È questo uno degli aspetti che ha più colpito, nelle modalità con cui è stata uccisa Lidia, tanto che ieri in chiesa, i familiari hanno voluto mettere una cassetta per raccogliere offerte a favore di una associazione che si occupa di donne vittime di violenza.

«Tu sei la vittima della follia di un uomo a cui probabilmente della vita sua e di quella degli altri non importa niente – ha proseguito don Luigi nella sua omelia – Che addirittura ha disprezzato la vita. So che le mie sono parole forti, ammetto io stesso che lo sono, e non vogliono essere lo sfogo amaro di chi subisce queste morti, ma il dolore comune di tutte quelle persone che vogliono sostenere il diritto alla vita. Rispetto alle proprie scelte, e soprattutto alle scelte delle donne». Nel ribadire il concetto di disinteresse verso la vita che si deve leggere nel gesto che ha portato Lidia alla morte, il parroco ha parlato a lungo di quella donna che ha accompagnato per l’ultima volta, ma che solo da pochissimo tempo era entrata a far parte della comunità di Mozzate: «Noi ti consegniamo oggi nelle braccia di un uomo che ti accoglierà e ti vorrà sempre bene. Che va al di là del tuo vissuto e ti parla ancora di amore. Il suo abbraccio sarà diverso da quello degli uomini che vogliono solo avere e possedere». E poi, in conclusione, si è rivolto ancora più direttamente a Lidia: «Questo amore che adesso ti fa felice in cielo, non tenerlo solo per te. Sei vicina ai tuoi genitori, ora». Durante la cerimonia, ha preso la parola anche il sindaco di Mozzate, Luigi Monza, ancora una volta richiamando l’attenzione sulle cause della sua morte, sulla gelosia dell’uomo che l’ha uccisa, il suo ex compagno Dritan Demiraj, ora in carcere a Rimini: «Lidia – ha detto – rimarrà viva nella memoria di chi lotta contro la prevenzione della violenza di genere». Le indagini sul suo delitto sono ben lontane dall’essere concluse. Se Dritan Demiraj ha confessato, sostenendo di essere l’unico esecutore del suo omicidio, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Como ritengono invece di dover chiarire molti altri aspetti, alcuni dei quali fondamentali. Da un lato non è ancora stato identificato il terzo uomo in auto con Dritan e la sua attuale compagna, la trentaseienne riminese Monica Sanchi.

di Paola Pioppi