Mozzate (Como),14 marzo 2014 - Mentre Silvio Mannina continua a essere irreperibile, i carabinieri hanno perquisito l’abitazione della compagna di Dritan Demiraj, sequestrando il suo pc e gli abiti che indossava il giorno dell’omicidio di Lidia Nusdorfi. Il delitto della trentacinquenne, accoltellata a morte dal suo ex compagno la sera del 1° marzo scorso, nel passaggio pedonale della stazione di Mozzate, continua a complicarsi. L’arresto dell’ex compagno della vittima – Dritan Demiraj, 28 anni di Rimini - che il giorno successivo ha confessato di aver fatto il viaggio da Rimini a Mozzate con il solo scopo di uccidere la donna che lo aveva lasciato sette mesi prima, continua ad avere aspetti non risolti.

Tra questi, la scomparsa di Silvio Mannina, di cui si sono perse le tracce dal 28 febbraio, giorno precedente il delitto. A fine dicembre l’uomo aveva avuto una relazione di alcune settimane con Lidia, come racconta giorno per giorno sul suo profilo di Facebook. Era la sorella Simona ad aprirglielo, sei mesi fa, per poterlo tenere d’occhio nel suo girovagare per l’Italia, a volte senza una dimora stabile. Gli ultimi giorni li aveva passati in un centro di accoglienza di Bologna, dal quale si sarebbe però allontanato senza dire nulla di preciso.

Nei giorni precedenti la scomparsa, come riferisce la sorella «Silvio aveva avuto contatti e una apparente relazione con una donna che si chiama come la compagna di Demiraj». Si tratta di Monica Sanchi, operaia di 36 anni di Rimini, che di recente si era legata a Dritan. Il giorno prima, dal suo profilo virtuale, la Sanchi avrebbe dato un appuntamento a Rimini a Mannina. Ultimo messaggio dell’uomo, poi sparito. Indagata a piede libero per favoreggiamento, giovedì è stata interrogata e perquisita dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Como, coordinati da sostituto procuratore Simone Pizzotti. Alla presenza del suo avvocato, ha dichiarato di non aver mai conosciuto né sentito nominare Mannina, e di non essersi mai scritta, negando di avergli mai dato un appuntamento a Rimini. La donna, ha inoltre precisato che le password di accesso al suo profilo, erano in possesso anche di Demiraj che, per gelosia, voleva controllare con chi era in contatto.

I carabinieri hanno sequestrato il suo computer, per verificare la corrispondenza delle sue dichiarazioni, analizzando gli accessi e cercando appurare se effettivamente sono avvenuti ingressi da parte di terze persone che si sono sostituite a lei. Oltre al pc, i militari se ne sono andati con gli abiti che la donna indossava il giorno dell’omicidio, quando ha accompagnato in auto fino a Mozzate e ritorno. «Quando è sceso – ha detto – io ho aspettato in auto per una decina di minuti. Poi lui è tornato e non ha detto nulla. Non ho avuto sospetti fino al giorno dopo, quando ho sentito parlare del delitto in tv e ho riconosciuto i luoghi in cui ero stata la sera prima». Da quel giorno, il telefono di Mannina è muto, e di lui non ci sono tracce.