Milano, 4 marzo 2014 - Farebbero volentieri a meno di loro, come hanno fatto capire neppure un mese fa votando il referendum che ripropone il numero chiuso sui permessi di lavoro, eppure gli immigrati sono la vera marcia in più della Svizzera. A rivelarlo uno studio dell’Istituto di Statistica elvetico che fotografa un aumento del 3,8% nel numero di frontalieri impiegati nel corso del 2013 nei 26 Cantoni. La metà di loro è domiciliata in Francia (52,4% dei frontalieri), poi arrivano nell’ordine italiani (23,7%) e tedeschi (20,5%). Nel Canton Ticino la percentuale più alta di frontalieri per numero di impiegati, praticamente un lavoratore su quattro arriva da oltreconfine. Dal terzo al quarto trimestre dello scorso anno, si è registrata un leggera progressione: il numero di frontalieri raggiunge in effetti quota 59.807 unità, 498 in più rispetto al trimestre precedente.

Quasi tutti lombardi la maggior parte di loro risiede in provincia di Varese (35mila frontalieri), seguono il Lario (26mila) e la provincia di Sondrio. In pratica un quinto dei 278.500 frontalieri che lavorano nella Confederazione Elvetica arriva dalla nostra regione. Nella maggior parte dei casi si tratta di uomini (64,2%). Il numero totale è aumentato di 10.200 unità, pari al 3,8%, tra la fine del 2012 e la fine del 2013, segnando un incremento inferiore all’anno precedente (+6,0%).

Nell'arco di cinque anni il numero di frontalieri è passato dalle 216.400 persone nel 2008 alle 278.500 unità nel 2013, pari a una crescita del 28,7%. Questo dato molto probabilmente ha spaventato gli svizzeri al momento di recarsi alle urne. Eppure i frontalieri vengono in Svizzera perché a cercarli sono le aziende, come dimostrano i dati sull’aumento del numero di occupati, passati negli ultimi cinque anni 4,581 milioni a 4,899 milioni, segnando un aumento del 6,9%. Anche se sono in aumento le richieste di impiegati d’ufficio e di commercio (+72,5%) e dirigenti (+40,1%), nella maggior parte dei casi i frontalieri svolgono professioni poco qualificate (in aumento del 56,2%), la loro presenza è particolarmente limitata nelle professioni di tipo intellettuale e scientifico (l’11,6% dei frontalieri contro il 22,5% degli altri occupati).

La maggior parte dei frontalieri (61,0%) risulta attiva nel settore dei servizi, l’industria da lavoro al 38,2% di loro e l’agricoltura soltanto allo 0,7%. E ad essere esterofilo in Svizzera non è solo il mercato del lavoro ma anche la nazionale di calcio che si è qualificata per i mondiali del Brasile. In pratica sui 30 giocatori che convocherà mister Ottmar Hitzfeld solo quattro sarebbero stati nominati se fossero già stati in vigore i vincoli all’immigrazione. Indossano la casacca rosso-crociata kosovari, macedoni, turchi, bosniaci, ivoriani, capoverdiani, curdi e colombiani, forse per questo non hanno avuto problemi nelle gare di qualificazione.

di Roberto Canali