Como, 16 febbraio 2014 - Non tardano a manifestarsi gli effetti del referendum choc di domenica scorsa in Svizzera contro l’immigrazione. Anche se la Confederazione avrà tre anni di tempo per tradurre in pratica il mandato del popolo in Canton Ticino, già si annunciano ripercussioni contro padroncini e frontalieri. L’asse di destra Lega dei Ticinesi e Udc, alla guida del Cantone, con l’aggiunta dei Verdi, ha infatti presentato una richiesta al Governo per varare una commissione speciale che si occuperà di “Libera circolazione”. A discapito del nome il nuovo organo politico si occuperà di varare una serie di provvedimenti restrittivi verso la libera circolazione delle persone. In attesa di poter contingentare per legge il numero di lavoratori che attraversano il confine, in Canton Ticino stanno pensando d’introdurre delle restrizioni destinate anzitutto ai padroncini, artigiani e liberi professionisti che prestano servizio presso privati e cantieri.

Per ridurre il loro numero, insieme a un aumento di controlli e all’introduzione di liste alle quali sarà obbligatorio iscriversi per poter lavorare in Svizzera, con la minaccia di metterle poi a disposizione del fisco italiano, si sta pensando di abolire le esenzioni Iva. Gli imprenditori europei che offrono prestazioni sul mercato svizzero godono infatti, rispetto a quelli locali, di alcuni privilegi: le fatture fino a 10mila franchi (poco più di 8mila euro) sono esentate dall’imposta sul valore aggiunto. Per i frontalieri che sono lavoratori dipendenti si annuncia invece un nuovo prelievo forzoso in busta paga, con l’aumento dal 78% al 100% dell’aliquota oggi appannaggio delle municipalità. Uno scherzo da 20 milioni di euro che dalle buste paga dei frontalieri contribuiranno a costruire scuole e strade in Canton Ticino. Sempre che non si arrivi al blocco vero e proprio dei ristorni, uno dei cavalli di battaglia della Lega dei Ticinesi che metterebbe in ginocchio almeno 400 Comuni che oggi vivono con le rimesse dei loro lavoratori oltreconfine.

Roberto Canali