Gera Lario (Como), 20 gennaio 2014 - Vendette, criminalità ma anche una reazione puramente passionale. Come quella di un marito o di un fidanzato tradito. Le modalità della morte di Alfredo Sandrini, il quarantenne di Sorico ucciso da alcuni colpi di pistola la sera del 3 gennaio scorso, sono ormai pienamente chiarite, ma il movente, e quindi la pista che collega direttamente la sua morte all’omicida, sono ancora da comprendere. Finora i carabinieri hanno preso in considerazione una serie di contesti legati allo stile di vita di Sandrini, ai suoi precedenti penali e alle persone che frequentava, ma la scoperta di alcune fotografie abbastanza esplicite, ha aperto una nuovo fronte di ragionamenti sul quale procedere.

Trovare queste immagini tra gli effetti personali dell’uomo, ha per forza di cose spinto gli inquirenti a fare accertamenti anche su questo fronte. Rimane quindi da capire chi fossero quelle donne, a quando risalgono le relazioni con la vittima, che potrebbero essere state più o meno note, e soprattutto risalire alla loro situazione di coppia: sposate, fidanzate, libere. Il tutto per capire se questa confidenza vantata da Sandrini nelle immagini ritrovate, possa aver fortemente disturbato qualcuno. Il delitto sembra essere avvenuto d’impeto. La modalità di un agguato, con lo sparatore nascosto in un punto isolato della pista ciclabile, a circa 300 metri dal suo inizio, accanto al lago, con una piccola stradina che riporta sulla statale Regina e priva di telecamere. Tuttavia, se il punto in cui è stato atteso Sandrini è stato studiato con attenzione, chi lo ha ucciso ha usato una pistola calibro 22, un modello piccolo e inusuale.

Gli ha sparato alle spalle, quattro colpi di cui solo due andati a segno, e uno solo mortale per il quarantenne, che è riuscito a fuggire per altri 800 metri in bicicletta prima di stramazzare chiedendo aiuto. Molto probabilmente, Sandrini ha riconosciuto l’uomo che gli ha sparato, o ha capito di chi si trattava, ma non ha rivelato nulla che potesse aiutare a risalire alla sua identità. Nel frattempo, pur non risultando nessun indagato, i carabinieri stanno facendo accertamenti, anche di natura tecnica, su un trentacinquenne di Domaso, che nelle ore precedenti l’omicidio aveva mandato una serie di sms a Sandrini, chiedendo di vederlo. Non è stato chiarito se questo incontro tra i due è avvenuto, ma nel frattempo nella casa dell’uomo sono stati trovate munizioni calibro 22. Del tutto differenti da quelle che hanno ucciso il quarantenne, ma che gli sono comunque valsi una denuncia per detenzione illegale di munizioni, essendo sprovvisto di porto d’armi e di autorizzazione per la detenzione dei proiettili.

di Paola Pioppi