Gera Lario (Como), 5 gennaio 2014 - Il cerchio si stringe attorno al responsabile della morte di Alfredo Sandrini, il 40enne falegname di Sorico (Como) raggiunto da alcuni colpi di arma da fuoco mentre in bici stava tornando a casa verso le 22 di venerdì notte. I carabinieri del Reparto operativo di Como con i colleghi della Compagnia di Menaggio, coordinati dal sostituto Mariano Fadda della Procura di Como, durante la scorsa notte e la giornata di oggi hanno continuato a raccogliere informazioni sentendo parenti e amici. In particolare sono stati sentiti dagli investigatori lo zio e il fratello della vittima.

Non sono ancora chiare le cause e le modalità dell'omicidio. La stessa idea che ieri pareva più probabile, quella di un agguato, inizia ad essere messa in dubbio per una serie di motivi. Innanzitutto per il tipo di arma utilizzata, una pistola di piccolo calibro o una carabina che nessuno sceglierebbe per un'esecuzione a bruciapelo. Poi per il fatto che Sandrini è riuscito a scappare in bicicletta: se l'agguato aveva lo scopo di ucciderlo non sarebbe riuscito a fuggire. E se fosse stato solo un atto intimidatorio, non si capisce perche' l'assassino abbia sparato al torace e all'addome, in punti vitali. Questi elementi fanno pensare che gli spari non siano stati esplosi da distanza ravvicinata.

Inoltre solo alla prima donna che l'ha soccorso Sandrini avrebbe detto "mi hanno sparato", ma poi ai soccorritori del 118 e ai carabinieri in ospedale ha attribuito le ferite allo scoppio di petardi, prima di perdere definitivamente conoscenza. Forse Sandrini temeva insomma di raccontare di essere stato ferito da un'arma. I carabinieri stanno ricostruendo i movimenti del quarantenne di venerdi' sera. In quelle ore l'uomo potrebbe aver litigato con qualcuno, oppure potrebbe essere stato sorpreso in un luogo in cui non doveva essere. 

IL PRECEDENTE - Sandrini che era ai domiciliari e in affidamento ai servizi sociali con la possibilità di recarsi al lavoro in una falegnameria di Delebio (Sondrio) dove gia' prestava la sua opera prima di finire in cella per un doppio furto compiuto la notte del 17 novembre 2009 a Mantello (Sondrio). Vicenda che gli costò alcuni mesi di carcere e una condanna con rito abbreviato a un anno e otto mesi.