Gera Lario (Como), 5 gennaio 2014 - È stramazzato a terra, ancora vivo ma senza più forze, chiamando aiuto. Nessuno poteva sentirlo, venerdì sera poco dopo le 22, mentre cercava di raggiungere casa in bicicletta, percorrendo la pista ciclabile che scorre tra lago e abitazioni di villeggiatura a Gera Lario, piccolissimo centro abitato sulla sommità del Lago di Como. Solo una donna ha udito quei lamenti e, spaventata, ha chiamato i soccorsi senza scendere in strada. Quando il 118 e i carabinieri di Dongo sono arrivati, Alfredo Sandrini, quarantenne di Sorico, era ancora vivo, colpito all’addome da un numero imprecisato di colpi di pistola. Insanguinato nella zona centrale del corpo, steso a terra accanto alla sua bicicletta.

Farfugliava di aver sentito esplodere dei petardi vicino a lui e di essersi accorso subito dopo che gli avevano sparato. Sottoposto a restrizioni di orario che lo obbligavano a essere a casa entro le 23, affidato ai servizi sociali in conseguenza di una condanna a un anno e otto mesi di carcere per furto di due slot machine a Mantello, in Valtellina, Sandrini non ha saputo spiegare ciò che gli era accaduto. All’ospedale di Gravedona, è stato accertato che quelle ferite, concentrate in una zona vitale, erano colpi di arma da fuoco. Il quarantenne ha ribadito di non aver capito chi lo avesse aggredito.

Sandrini è stato immediatamente sottoposto a una serie di esami, in attesa di portarlo in sala operatoria, ma non c’è mai arrivato: a mezzanotte e mezza, mentre stava facendo un accertamento diagnostico, è morto. I fatti accertati dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Como, a cui sono affidate le indagini, sono ancora molto frammentari. Non è stato possibile capire in quale punto è avvenuto l’agguato: nessun testimone ha assistito al ferimento, o sentito le esplosioni, provenienti da una pistola quasi certamente di piccolo calibro. La pioggia ha cancellato le eventuali tracce di sangue che può aver perso nel tratto percorso fino al punto in cui è stato soccorso.

Pare che prima di avviarsi verso casa, avesse passato del tempo in una sala slot di Domaso, gestita da ragazze cinesi, i cui video sono stati messi sotto sequestro dai carabinieri. Per verificare che fosse effettivamente l’ultimo posto dove si è fermato, e per capire con chi si era intrattenuto, anche se da una prima visione pare che in quelle immagini non compaia. Da quel locale, la Statale Regina percorre un breve tratto, prima dell’inizio della pista ciclabile che Sandrini stava percorrendo. Un tragitto massimo di tre chilometri, tra abitato e lago. Probabilmente chi gli ha sparato lo ha aspettato, ma non si sa se in auto, in moto o a piedi, e se già sulla pista appartata. Solo l’autopsia, forse già martedì, dirà quanti colpi lo hanno raggiunto e da quale angolazione. Sandrini non ha chiamato nessuno: ferito mortalmente, ha continuato a pedalare, per scappare o per arrivare a casa senza passare da un ospedale.