Chiasso, 14 dicembre 2013 - Antonio Canova l’aveva scelta di persona. Una delle figure di epoca romana, datata primo secolo dopo Cristo, acquistate dall’architetto neoclassico per addobbare a inizio 1800 uno dei suoi più raffinati progetti, il palazzo romano che porta il suo nome, in via delle Colonnette. Edificio che nel 1953 è stato dichiarato Monumento Nazionale, e sottoposto a tutti i vincoli di cui beneficiano i beni di grande valore storico artistico. Ma il 17 novembre 1986, le facciate di quel palazzo subirono un gravissimo furto: tredici effigie furono rubate, strappate dai muri e vendute nei circuiti dei mercati d’arte illegali. Tra queste un bassorilievo raffigurante una Musa, soggetto femminile appartenente alla mitologia classica. Che ora, dopo 27 anni, sta per ritornare in Italia, rintracciata in Svizzera e consegnata al Centro di Cooperazione e Polizia Doganale per la legittima restituzione. La storia di questo fregio è articolata, e non del tutto completa.

Il suo percorso viene mappato dal momento in cui il pezzo viene acquistato da un antiquario di Ascona, in Canton Ticino, dove era già stato introdotto illegalmente. Il gallerista lo avrebbe acquistato in buona fede, come ha dimostrato la sua condotta successiva, e poi rivenduto regolarmente a una fiera dell’antiquariato a Basilea. Da qui, l’effigie finisce tra gli averi di una collezionista della Svizzera francese, che alla sua morte lascia la sua intera collezione alla fondazione di Ginevra. Tuttavia, prima di accettare il lascito, negli uffici vengono rigorosamente verificate l’autenticità e la provenienza di ogni pezzo. I responsabili non hanno faticato a trovare traccia della musa scelta da Canova, perché nel frattempo, quel clamoroso furto avvenuto nel 1986, e le immagini di tutte le opere trafugate, erano state ampiamente divulgate, e pubblicate su cataloghi internazionali. Per la fondazione ginevrina, non è stato difficile riconoscere quel fregio, illustrato in particolare con ampiezza di dettagli in una pubblicazione del 1996, ripresa nel 2010.

La documentazione per ricostruire a ritroso il percorso di quella musa romana: nessuna stima del suo valore o del pezzo di acquisto, così come nessuna certificazione che ne mappasse i passaggi di proprietà, se non a partire da quel gallerista di Ascona, a cui i responsabili della fondazione hanno restituito il bassorilievo. Ma l’antiquario, una volta appresa la storia di quel pezzo, lo ha immediatamente restituito alle autorità. Ieri, al Centro di Cooperazione di Polizia e Doganale di Chiasso, è avvenuta la cerimonia di consegna dell’effigie dalla Svizzera all’Italia, alla presenza di Cesare Giuliani, rappresentate della famiglia attualmente proprietaria del palazzo romano, dove la musa tornerà ad essere esposta. “E’ un pezzo che Canova amava – ha detto – e che tornerà nella sua collocazione”. Finora sono stati recuperati sei pezzi dei tredici rubati nel 1986, man mano ripristinati nei punti in cui erano stati previsti da Antonio Canova. Sotto il profilo penale, non è ipotizzabile nessun reato, a fronte di un furto e di una ricettazione, avvenute nell’immediatezza della sparizione di quei tredici pezzi, ormai abbondantemente prescritti. Impossibile stimare il valore economico di queste opere d’arte per le quali, oltre al pregio artistico, si aggiunge quello storico.

Paola Pioppi