Como, 29 novembre 2013 - Di giorno ospiti del centro di accoglienza, di notte in giro per la Lombardia a commettere furti nelle abitazioni, incuranti della presenza dei proprietari. Sono 54 i colpi che l’indagine, condotta dalla Squadra Mobile di Como, contesta a un gruppo di albanesi domiciliati nel centro di accoglienza di via Saponaro di Milano o in campi nomadi dell’hinterland milanese. Sono i luoghi dove la refurtiva veniva smerciata, di ogni genere e valore. In carcere, su ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Maria Luisa Lo Gatto e chiesta dal sostituto procuratore Antonio Nalesso, sono finiti tre albanesi, ma gli inquirenti ritengono che la banda responsabile di quei 54 colpi fosse più articolata, e gli accertamenti sono ancora in corso.

Zenel Gjoni, albanese di 23 anni residente a Rozzano, era in carcere al Bassone già da agosto, condannato a due anni per un furto in abitazione commesso a Lenno, dove era stato arrestato dai carabinieri. L’ordinanza ha raggiunto in carcere anche Fadil Bajrami, 26 anni, detenuto a Tolmezzo sempre per furti, mentre nel campo nomadi di via Novara a Milano, è stato arrestato Francesck Gjerkaj, 21 anni.

Le indagini sono partite un anno fa da un furto in abitazione realizzato a Cavallasca, il 20 novembre: gli investigatori, avevano tenuto sotto controllo alcuni dei telefoni rubati in quell’occasione. Da quel momento, sono stati ricostruiti altre 53 furti, di cui 19 commessi nel Comasco e 9 nel Lecchese. La banda ogni notte colpiva più abitazioni di una stessa zona, per poi affrettarsi a vendere la refurtiva ad altri stranieri, realizzando il guadagno in poche ore. Il quartier generale dello smercio era soprattutto il centro di accoglienza di via Saponaro, mischiati tra un centinaio di ospiti e capaci di nascondere sia la refurtiva che i luoghi in cui veniva conservata.

Nel corso delle indagini sono state recuperate una decina di auto rubate utilizzate per gli spostamenti, mentre durante gli arresti è stata recuperata refurtiva recente: 11 telefoni cellulari, 4 penne usb, un computer portatile, orologi, anelli, occhiali. Il 24 febbraio la banda aveva agito in due case a Vertemate con Minoprio, due giorni dopo altre due a Capiago Intimiano, tra 28 marzo e 1° aprile ad Albese, Eupilio, Barni e Longone al Segrino, a inizio maggio tra Fino Mornasco e Grandate, per posi spostarsi ad Alzate Brianza il 15 maggio, dove ha realizzato tre furti, e tre giorni dopo a Erba, Albese, Luisago. Nel Lecchese i colpi contestati sono stati realizzati a Cassago a fine marzo, a Oggiono il 26 marzo, il 13 metà aprile a Galbiate, Valgreghentino, Olginate: una sequenza di sette colpi in una notte.

di Paola Pioppi