Cantù, 29 ottobre 2013 - Sul campo c’è una Cantù che vince e convince, ma dietro le quinte la situazione della società presieduta da Anna Cremascoli continua a essere incerta, perché il grido di dolore lanciato più volte dalla proprietà è rimasto per ora inascoltato. Negli scorsi giorni si era parlato dell’azionariato popolare, con il sindaco di Cantù, Bizzozero, che si era fatto promotore in prima persona di questa iniziativa.

La città ha risposto con un numero crescente di tifosi-azionisti (in questo momento per un importo complessivo di 51 mila euro da parte di 120 azionisti, dato in costante aggiornamento sul sito del Comune), ma per la presidenza questo gesto può essere un aiuto, non la soluzione ai problemi: «Una lode al sindaco per l’iniziativa - spiega Anna Cremascoli - che può però essere un aiuto. Ci vogliono una serie di medie e grandi aziende pronte a fare la loro parte per continuare l’attività. L’azionariato popolare potrebbe sostituirsi a una di queste figure eventualmente, ma dobbiamo arrivare a una decina di soci per salvare il nostro futuro».

Come provare a convincere queste realtà?

«L’Italia è un paese di calciofili e le grandi aziende investono solo nel calcio perché a livello di numeri non c’è paragone. Le società fanno fatica a legare il proprio marchio a una squadra di basket, la sponsorizzazione viene vista più come un aiuto e non si capisce che invece può essere uno strumento pubblicitario efficace».

Cosa c’è nel futuro di Cantù?

«Nella migliore delle ipotesi troveremo un gruppo di persone per portare avanti la pallacanestro. Nella peggiore, se non si dovesse trovare aiuto concreto, non vedo nessun futuro perché da soli per noi la cosa non è più sostenibile. Rimango fiduciosa, stiamo lavorando e mi rifiuto di pensare che si lasci sparire un bene come la Pallacanestro Cantù».

Sul banco resta aperta anche la questione legata alla realizzazione del palazzetto dello sport di via Europa che continua ad accumulare ritardi. Negli scorsi giorni l’ex presidente canturino e attuale proprietario del Pianella, Francesco Corrado, si era detto disponibile a un progetto di riqualificazione del palazzo nato nell’ormai lontano 1974. Un modo per dare una casa moderna alla Pallacanestro Cantù, ma per l’attuale proprietà i problemi legati alla sopravvivenza stessa della società restano prioritari.

A che punto siete con l’azienda Turra, quella che dovrebbe costruire il nuovo palasport?

«Siamo ormai alle vie legali. La ristrutturazione del Pianella penso che sia l’unica soluzione se si dovesse andare avanti. Ora però dobbiamo pensare a come dare un futuro alla società poi eventualmente ci preoccuperemo di dove giocare»