Como, 14 ottobre 2013 - Ormai c'è tutto, tranne la motivazione di quella coltellata che ha ferito al collo la donna. Anche la condanna di primo grado. Giuseppe Vincenzo Rizzo, muratore di 46 anni di Lipomo, ieri mattina è stato condannato con rito abbreviato a 5 anni e 6 mesi di carcere per tentato omicidio, assistito dal suo avvocato Fabio Gualdi, dal gup di Como Maria Luisa Lo Gatto, per l’aggressione avvenuta la sera del 29 aprile scorso, quando l’uomo aveva accoltellato al petto una sua amica, Bice Righetti, 57 anni, nel suo appartamento di via Ca’ Rotta. I motivi che lo avevano spinto a sferrare quel fendente, mentre i due stavano guardando la televisione come fatto tante altre volte, rimarranno un punto di domanda.

«Non so cosa mi è preso in quel momento» ha detto ieri l’imputato al giudice, ribadendo uno stato confusionale che fin da subito gli aveva impedito di trovare una logica che motivasse il suo gesto. Dopo aver colpito la donna, Rizzo l’aveva gettata a terra, tentando di strangolarla, per poi lasciare improvvisamente la presa e fuggire. Era stato lui a gridare e richiamare l’attenzione dei vicini, che a loro volta avevano chiamato i soccorsi, mentre Rizzo era andato a casa e si era cambiato gli abiti sporchi di sangue. Nell’immediatezza dei fatti, l’aggressore aveva parlato di una discussione, sostenendo però di non ricordarne i motivi. Tuttavia, quando questo diverbio sarebbe arrivato al culmine, Rizzo – per sua stessa ammissione - aveva estratto il coltello da muratore che aveva con sé, colpendo la donna con un fendente che l’aveva raggiunta al pettorale sinistro. Poi aveva gridato e si era allontanato verso casa, a poca distanza da quella dell’amica appena aggredita: qui aveva perso il coltello, ancora insanguinato e trovato dai carabinieri, e si era cambiato, per tornare a casa della Righetti. In via Ca’ Rotta ormai era un via vai di soccorritori e carabinieri: questi ultimi avevano immediatamente notato Rizzo, e le sue incertezze li avevano spinti a fargli una serie di domande, sfociate negli accertamenti a casa sua che avevano portato al ritrovamento di coltello e abiti sporchi. Così come confermato anche dalla vittima, tra i due non c’era nessun rapporto di frequentazione se non quello di amicizia, nato all’interno di un gruppo comune e basato su qualche film visto insieme o periodici inviti a prendere un caffè a casa. Ancora oggi, la vittima non riesce a spiegarsi i motivi di quella reazioni, che le stava per costare la vita. Rizzo, da quel giorno è detenuto al Bassone.