di Paola Pioppi

Argegno, 20 giugno 2013 - Un'opera realizzata in regime di abusivismo edilizio, che deturpa l’equilibrio paesaggistico e che si colloca in una zona a grave rischio idrogeologico. Sono le motivazioni con le quali ieri mattina, gli uomini del Corpo Forestale dello Stato, hanno messo sotto sequestro il cantiere del nuovo Lido di Argegno, la cui volumetria sarebbe notevolmente aumentata rispetto al preesistente. Sono cinque i nomi che il sostituto procuratore di Como Giuseppe Rose, ha iscritto sul registro degli indagati.

Innanzi tutto Francesco Dotti, 53 anni, ex sindaco di Argegno e attualmente consigliere regionale di Fratelli d’Italia, coinvolto in qualità di committente dei lavori, in quanto alla guida della Giunta che aveva approvato il progetto. Assieme a lui l’avviso è stato recapitato a Silvio Lizzeri, 40 anni, architetto incaricato dal Comune. Poi i legali rappresentanti delle imprese edili: Giacomo Del Fante, 42 anni di Samolaco, della Edil Strade Valtellina, Davide Bordoli, 45 anni di Lenno, e Corinna Albini, 31 anni di Lenno, entrambi della Centre Point srl, titolare del subappalto.

Le contestazioni riguardano innanzi tutto l’aumento della volumetria, rispetto all’opera originaria, distrutta da un incendio nel novembre 2011. Un mese dopo la giunta approvò il progetto esecutivo, con successiva variante, che si è tradotto ora in un centro che prevede 100 metri cubi di volumetria per cabine, bagni e centrale termica, altri 500 per la zona ristorante e servizi igienici, e una piscina da 70 metri cubi, «interventi – sostiene la Procura – comportanti un considerevole aumento della volumetria originaria, incrementata fino al 50 per cento rispetto alle strutture precedenti», in assenza di «legittimo titolo abilitativo». Il progetto sarebbe infatti andato incontro alla «realizzazione di un edificio diverso dal punto di vista di sagoma e di volumetria, ma anche del posizionamento all’interno del lotto». Le contestazioni riguardano anche il deturpamento ambientale, perché il nuovo edificio avrebbe peggiorato notevolmente l’impatto visivo verso il lago. E contestazioni sottolineano che il passaggio favorevole dalla Soprintendenza – che comunque ha lasciato aperta la riserva di rivedere la pratica – seguito dalla delibera di approvazione della giunta, non costituisce comunque titolo abilitativo, in quanto il rispetto della normativa paesaggistica e urbanistica, deve essere comunque salvaguardato. Infine gli accertamenti tuttora in corso da parte del Corpo Forestale, riguardano i rischi idrogeologici rilevati già da tempo sulla foce del fiume Telo, che nel 1998 esondò travolgendo due pullman. In un primo tempo, la Regione aveva infatti espresso un parere sfavorevole alla riperimetrazione di quel tratto, salvo poi accogliere la stessa domanda nel febbraio 2011, senza che si fossero svolti interventi di mitigazione del rischio.