Como, 29 gennaio 2013 - Ai suoi nipoti che anziché starlo a sentire preferiscono giocare con la playstation spesso ripete che quella loro libertà, anche di stare ore di fronte alla tv, l’hanno conquistata quelli della sua generazione soffrendo la guerra e le privazioni del campo di prigionia. Domenica per fortuna ad ascoltarlo erano in tanti a Villa Olmo, dove per la Giornata della Memoria è stato premiato con la medaglia d’onore anche lui, Luigi Ferrario da Appiano Gentile, uno degli ultimi reduci comaschi sopravvissuto ai campi di lavoro in Germania.

 

Insieme a lui hanno ricevuto una medaglia alla memoria dal Prefetto di Como, Michele Tortora, anche Donato Draicchio di Beregazzo con Figliaro, Giovanbattista Gatto di Cantù, Pietro Galimberti di Lenno e Bruno Rossi di Lurate Caccivio.  «Sono stato catturato a Reggio Emilia dai tedeschi il 12 settembre del 1943 – ricorda – mentre con alcuni compagni stavo cercando di tornare a casa in treno da Firenze. Ci hanno fatto scendere dai convogli per farci salire su alcuni carri merci diretti verso il Brennero. Un viaggio allucinante, ci hanno salvato alcune ragazze in Trentino che rispondendo alle nostre urla, mentre eravamo fermi in una stazione, ci hanno gettato delle mele. Altrimenti saremmo morti di fame durante il viaggio». Il peggio però non era ancora arrivato.

 

«Una volta giunti in Germania sono rimasto per un paio di settimane in un campo di passaggio per poi finire a Odertal, dove ho lavorato fino alla fine della guerra. È stata durissima, morivamo di stenti, ricordo un compagno che dopo qualche mese mi è morto tra le braccia sussurrando «Mamma ho fame». Ogni mattina ci svegliavano alle quattro e nello spiazzo di fianco alle baracche ci controllavano uno a uno, poi ci facevano marciare fino al luogo di lavoro dove rimanevamo per dodici ore. Non avevano pietà. Due compagni che avevano tentato di fuggire li fecero sbranare dai cani, di fronte ai nostri occhi».

 

Un incubo durato due anni, fino all’arrivo dei soldati americani. «Ci è sembrato di rivivere – sorride il signor Luigi – avevano tabacco, cioccolata e sigarette. Qualcuno è addirittura morto per aver mangiato troppo dopo mesi di digiuno forzato. La guerra è un incubo, lo dico sempre ai miei nipotini, loro sono stati fortunati ma come noi abbiamo combattuto e sofferto il loro dovere è ricordare perché ciò che è stato non si ripeta mai più». Nel corso della mattinata sono stati premiati anche una ventina di comaschi, per i loro meriti nel campo del lavoro.
 

di Ro.Can.