Merone, 12 gennaio 2013 - Il fumo dei suoi camini è stato aria di casa per almeno sei generazioni di erbesi, abituati a capire com’era il tempo, se c’era vento e riconoscere in che direzione era casa dalle nuvole di fumo che uscivano dalla cementeria. Ancora qualche mese e quei camini smetteranno di disegnare il cielo. Per qualcuno, gli ambientalisti ad esempio, sarà una ragione in più per festeggiare, di sicuro non per gli operai che lavorano nell’impianto, 150 dei quali rischiano il loro posto di lavoro.

 

La colpa è tutta della crisi feroce che ha investito il mondo dell’edilizia. Non si costruiscono più case e quindi di cemento ne serve sempre meno, se ne sono accorti anche a Merone dove negli ultimi quattro anni la produzione si è ridotta del 50%. «La difficile situazione macro-economica del Paese e l’ulteriore posticipo della ripresa del settore dei materiali da costruzione in Italia hanno determinato una situazione ormai non più sostenibile – spiega Manuela Macchi, responsabile per l’Italia della comunicazione del gruppo che ha base in Svizzera – Holcim ha deciso di reagire mettendo a punto un pacchetto di misure urgenti caratterizzate da strutture di produzione, distribuzione e funzioni di supporto più snelle al fine di riguadagnare in flessibilità e competitività».

 

Il piano si completerà entro fine anno e prevede 180 esuberi sui tre impianti: Merone, Ternate e Morano Po’. In particolare per Merone si prevede lo spegnimento dei forni, praticamente il cuore dell’impianto, con la cementeria che si trasformerà in centro di macinazione del clinker proveniente dall’impianto alle porte di Varese. Chiuderanno i battenti il centro logistico di Morano Po’, in provincia di Alessandria, come tutti gli impianti di calcestruzzo e di cave di aggregati. "Tutte le misure – fa sapere l’azienda - sono state attentamente valutate per dare una svolta alla situazione attuale che sembra essere senza apparente soluzione, per controbilanciare le perdite e per assicurare una crescita sostenibile futura. Si annuncia un inizio anno caldo, dopo mesi passati a discutere per il mancato rinnovo, da parte della Provincia di Lecco, delle cave di marna sul Cornizzolo".

 

«Ci rendiamo conto che le misure in questione avranno effetti inevitabili sul personale – conclude l’amministratore delegato, Piero Corpina - Tuttavia siamo certi che sarà possibile attuarle in modo responsabile grazie al dialogo sociale e al coinvolgimento delle parti che contraddistinguono da sempre la nostra cultura aziendale» . Di sicuro con lo stop ai forni finisce un’era per quello che era diventato un impianto simbolo per tutta la provincia di Como. Con il cemento di Merone si sono costruite tutte le chiese della Brianza, i palazzi e le autostrade di mezza Lombardia e la ricchezza di una comunità che si è identificata prima con Montandon e poi con la Holcim. Ricordi degni di finire in un libro di archeologia industriale, spazzati via come il fumo sui comini della cementeria.

 

di Roberto Canali