di Paola Pioppi

Como, 1 ottobre 2012 — Ha rischiato di uccidere una bimba con un colpo di fucile e dopo tre mesi, è tornato il libertà. Leonardo Zarrelli, assicuratore cinquantenne di Monte Olimpino, che la sera del 28 giugno scorso esploso un colpo che raggiunse una bimba di dieci anni alla schiena, ha ottenuto la revoca degli arresti domiciliari. Gli accertamenti su di lui sono ormai conclusi da ogni punto di vista, e la sua vicenda si avvia verso una definizione che potrebbe passare da un patteggiamento.

Il gip di Como Luciano Storaci, ha quindi ritenuto che non ci fossero più esigenze cautelari rivolte alla tutela delle indagini, revocando la misura. L’uomo – accusato di tentato omicidio o, in subordine, di lesioni personali aggravate – ha passato due settimane in carcere, che il 16 luglio si sono trasformate in arresti domiciliari.

Il ferimento della piccola Denise Carnazzola, era avvenuto la sera della qualificazione dell’Italia alle finali degli Europei di calcio, nel pieno della confusione e dei festeggiamenti. In mezzo alle grida di esultanza all’esplosione di mortaretti e al suono di trombe da stadio, il proiettile calibro 22 aveva raggiunto la bambina alla schiena, mentre era in auto con la sua famiglia. Un piccolo calibro che le aveva sfiorato la colonna vertebrale, scorrendo sotto la pelle da sinistra a destra, senza provocarle nessun grido immediato.

Solo dopo alcuni minuti, aveva detto ai genitori di aver male alle spalle: subito erano scattati i soccorsi, davanti a quella ferita misteriosa da parte di un proiettile che aveva attraversato l’abitacolo del Maggiolone in coda. Nei giorni successivi i carabinieri del Reparto Investigativo di Como, grazie al puntatore laser avevano ricostruito la traiettoria seguita dal colpo, fino a individuare il balcone di una palazzina a decine di metri di distanza.

Zarrelli aveva subito ammesso di aver esploso alcuni colpi con una delle armi che deteneva regolarmente in casa, sostenendo però di aver mirato a un ostacolo sul balcone. L’ogiva evidentemente era andata oltre, quella del ferimento della bimba così come altre quattro che si erano conficcate nel muro del palazzo, sfiorando l’auto della famiglia Carnazzola di pochi centimetri.

L’ipotesi è che l’assicuratore abbia sparato contro il cartello stradale che regge lo specchio utilizzato da chi esce dalla via laterale, ma Zarrelli ha sempre negato questa possibilità, sostenendo fin da subito che il suo bersaglio era solo un barattolo appeso alla ringhiera del balcone. Ora il sostituto procuratore di Como Mariano Fadda, dovrà chiudere formalmente l’indagine, decidendo quale delle due ipotesi di reato attribuire a Zarrelli: se le lesioni volontarie, o quella più grave di tentato omicidio.