Como, 12 settembre 2012 - Precisi e inflessibili. Solo quando fa comodo a loro. Pronti a puntare il ditino parlando di inefficienze italiche e poi altrettanto rapidi a sfruttare ogni cavillo della giurisprudenza latina pur di evitare di sborsare pochi spiccioli, magari per un divieto di sosta. Altro che Weltanschauung di matrice teutonica fatta di rigore e naturale rispetto delle leggi, gli automobilisti svizzeri a spasso per Como, e la Lombardia, sembrano piuttosto aver preso la patente nello Stivale. Da privatisti, ovviamente, anzi da autodidatti.
Almeno stando a guardare i numeri, da brivido amministrativo, finiti nel bilancio del Comune di Como che, confinando con il Canton Ticino, di targhe elvetiche se ne intende. Meno sul come farsi pagare le multe: il capoluogo lariano vanta infatti un credito di otto milioni di euro di contravvenzioni accumulate dal 2001 a oggi. Nel solo 2011, su un totale di 67mila violazioni contestate al codice della strada, 5.578 hanno interessato automobilisti svizzeri. Di loro sette su dieci hanno deciso di non pagare, dandosi alla macchia oltre frontiera nelle tranquille vallate della Confederazione. Un esercito di quattromila furbetti elvetici - grossomodo ogni anno e solo a Como città - che sfuggono bellamente alla farraginosa burocrazia tricolore.
La beffa ulteriore è che lo possono fare restando quasi sempre impuniti, mentre se a commettere un’infrazione è un italiano le autorità svizzere usano la mano pesante: dal fermo immediato del veicolo alla rogatoria internazionale, persino per un semplice eccesso di velocità, che coinvolge Procure e Gip italiani. E avvocati da pagare.
«Vi sono alcune sostanziali differenze nelle procedure, ma soprattutto nella tempistica - tuona il capogruppo del Pd in Regione, il comasco Luca Gaffuri - in Italia tutto è molto più complesso e il tempo di prescrizione è di 360 giorni, contro un periodo che va dai 3 ai 7 anni, a seconda della gravità dell’infrazione commessa, in Svizzera. Tutto questo è inaccettabile anche e soprattutto per una questione di diritto. Ecco perché occorre arrivare al più presto a un accordo tra i due Paesi che disciplini queste situazioni e che regoli la procedura di riscossione delle contravvenzioni». In attesa che qualcosa cambi per il momento a parlare non è il diritto ma la saggezza popolare: chi ha dato ha dato.
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