Como, 4 agosto 2012 - La riscoperta del territorio, al di là della frase fatta usata e abusata ormai da tempo, quest’anno arriva grazie a un obbligo. Quello della contrazione feroce delle spese, che ha esentato solo pochi, dalle famiglie a scendere. Così nel Comasco e nel Lecchese, le mete dei giorni di ferie diventano laghi e baite. Escursioni da fare in giornata, che si trasformano in una sorpresa nel momento in cui si scopre a pochi chilometri da casa, un vero e proprio patrimonio finora trascurato. Luoghi mai presi in considerazione, per snobismo o per il prevalere di una mentalità che spingeva a costruire il tempo libero lontano da casa, riportati al centro delle attenzioni e dei gradimenti, da una tendenza collettiva connotata da dinamismo ed entusiasmo.

Lago e baite sono due capitoli dello stesso argomento, un territorio che offre una varietà di scenari tra cui scegliere. Sono almeno una cinquantina i rifugi che offrono accoglienza attorno al Lago di Como, tra Lario Occidentale, Orientale e Triangolo Lariano. Buona parte di questi, sono aperti tutti i giorni nella stagione estiva, fanno accoglienza sia per il pernottamento che per la ristorazione, oltre al servizio bar per chi – con frequenza sempre maggiore – porta da casa vivande e panini. Non il beveraggio, che negli zaini pesa e si scalda, e nemmeno il caffè, buono bollente e appena fatto. Anche i rifugi, come ogni settore, stanno patendo il contraccolpo della contrazione economica, soprattutto sui pernottamenti, ma a fronte di una media di trenta o quaranta euro a notte, la dimensione turistica in quota rimane una delle più accessibili anche per le famiglie, costrette a moltiplicare ogni spesa per tre o quattro.

Lungimirante, nel captare questa tendenza, è stato l’editore comasco Alessandro Dominioni, che all’inizio della stagione ha aggiunto al suo catalogo una guida precisa e aggiornatissima: «50 baite e rifugi del lago di Como», testati uno per uno dall’autore, Gio Lodovico Baglioni. Un lavoro che, da un lato fa fronte con un prodotto aggiornato alla richiesta di informazioni di chi si vuole muovere in questa direzione, dall’altro recepisce una tendenza reale, rivolgendosi ai turisti ma soprattutto a chi risiede già sul territorio, ma ha bisogno di punti di riferimento per capire dove e come muoversi.
 

Si scopre così che la maggior parte dei percorsi che portano verso i rifugi, sono accessibili a tutti i livelli, dai bambini fino agli escursionisti meno esperti, con camminate medie che partone dall’ora e mezza. Una condizione che attira anche i meno avvezzi alle attività fisiche, ma che ripaga con la moneta di un ambiente naturale e di paesaggi che valgono il viaggio.

di Paola Pioppi