di Marco Palumbo

Como, 27 aprile 2012 - Se anche un sindacato moderato come l’Ocst, l’Organizzazione cristiano sociale ticinese, lancia l’allarme frontalieri, chiedendo apertamente una «clausola interna di salvaguardia», allora bisogna davvero porsi qualche interrogativo. Anche se, a onor del vero, l’Ocst ieri, in una lunga e per certi versi sorprendente nota, ha puntato anzitutto il dito non tanto contro i lavoratori, ma contro «quelle aziende che utilizzano la libera circolazione in modo speculativo, scardinando gli equilibri del mercato del lavoro».

Il segretario cantonale dell’Organizzazione cristiano sociale ticinese, Meinrado Robbiani, ha comunque tracciato senza fronzoli la rotta da seguire: «La progressione costante e il raggiungimento della quota di 54mila frontalieri solleva fondati interrogativi sul loro impatto. Per questo occorre in primo luogo puntare a potenziare i provvedimenti finora varati dall’autorità federale». Da qui la proposta: «Per le regioni dove la presenza di manodopera frontaliera supera una soglia prefissata (20% della popolazione attiva) sono auspicabili provvedimenti aggiuntivi, in particolare si tratta di dare forma a una sorta di clausola interna di salvaguardia, che consenta di proteggere più efficacemente l’occupazione e i livelli salariali nelle zone sottoposte a una pressione particolarmente acuta».

Esplicito il riferimento a quanto sta accadendo in Canton Ticino, dove l’obiettivo - secondo l’Ocst - dovrebbe essere quello di «amalgamare la manodopera locale e quella frontaliera al di fuori di rapporti di contrapposizione». Meinrado Robbiani ha precisato che «le distorsioni e gli abusi non sono tuttavia addebitabili ai frontalieri, che contribuiscono in misura decisiva alla crescita economica. La libera circolazione consente di supplire più agevolmente alla carenza di manodopera indigena». Ciò non toglie che da ieri la vicenda frontalieri non è più solo argomento di dibattito e di scontro sul piano politico.

Oltreconfine la notizia della clausola di salvaguardia è rimbalzata un po’ in tutti i Cantoni, specie quelli al confine con altri Stati. «Queste misure - si legge ancora nella nota dell’Ocst - dovrebbero mirare a prevenire gli abusi nelle condizioni di lavoro, ma non solo: dovrebbero essere parimenti orientate a sostenere l’occupazione locale». I sindacati italiani invitano a non trarre conclusioni affrettate. «Occorre leggere attentamente la nota dell’Ocst - precisa Claudio Pozzetti, segretario nazionale frontalieri della Cgil -. Se quanto richiesto va nella direzione di limitare fenomeni di dumping salariale nei confronti dei lavoratori frontalieri, di certo non saremo noi a opporci. Se la clausola di salvaguardia significa erigere una barriera per l’assunzione di frontalieri, beh allora la respingiamo con forza». Il segretario dell’Ocst, Meinrado Robbiani, ha infine richiesto a gran voce statistiche più dettagliate circa la presenza numerica dei lavoratori frontalieri.