Como, 15 aprile 2012 - Sono stati indagati con l’accusa di violenza sessuale in concorso, in attesa di avere gli esiti degli esami biologici, conferma ulteriore e inchiodante, della versione data dalla vittima. L’aggressione era avvenuta la sera del 14 marzo, in via Italia Libera, ma subito la ragazza, una diciannovenne comasca, aveva indicato nome e cognome di chi l’aveva bloccata in quello scantinato, dove pochi minuti prima era andata con ben altre intenzioni.

Uno dei tre violentatori, sarebbe infatti il suo ex fidanzato, che quella sera era andato a prenderla all’uscita dalle lezioni di un corso serale, in centro città. Avevano camminato un po’ assieme, poi lui l’aveva convinta a fare due chiacchiere, tranquilli, nello scantinato di una palazzina di via Italia Libera, di proprietà di un suo amico, e fino a questo momento lei lo avrebbe seguito senza problemi. Quando però la diciannovenne ha fatto il gesto di andarsene, sarebbe stata bloccata non solo dall’ex compagno, ma anche da altri due amici arrivati in quel momento, tra cui il proprietario di casa e della pertinenza in cui è avvenuto tutto. Si tratterebbe di tre ragazzi di origine ghanese, tutti ventenni, raggiunti da avviso di garanzia.

La procura di Como, che coordina le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Como, è in attesa dei risultati delle numerose tracce, soprattutto di natura biologica, raccolte nel luogo in cui sarebbe avvenuta l’aggressione. Riscontri che, se dovessero rivelarsi positivi su tutta la linea, aprirebbero la strada alla formalizzazione conclusiva delle accuse. In ogni caso, la versione fornita dalla ragazza, la quantità di dettagli forniti, e i riscontri già trovati nel luogo da lei indicato, sarebbero già sufficienti a sostenere accuse fondate.

Questa aggressione, era avvenuta a pochi giorni da un altro episodio grave e preoccupante, che anche in quel caso aveva coinvolto una ragazza giovanissima. In questo caso l’aggressione era avvenuta a Cantù, e ad oggi rimane l’unico caso di violenza sessuale non risolto nel Comasco: le altre denunce, sono infatti approdate all’individuazione del responsabile nel giro di alcune settimane. Al contrario, l’autore della violenza di Cantù, rimane ancora oggi sconosciuto.

Per Patrizio Fadda, ventiseienne comasco arrestato a metà gennaio con l’accusa di cinque episodi di violenza sessuale, è stato chiesto il giudizio immediato. Dovrà rispondere delle denunce, sfociate nel suo riconoscimento, conseguenti alle aggressioni di via Luini del 24 novembre, di via Prudenziana di quattro giorni dopo, della successiva, in via Carloni, del 15 dicembre e all’autosilo di viale Lecco del 20 dicembre, unico episodio di violenza sessuale consumata. Infine, l’accusa di violenza sessuale e rapina di 90 euro, è contestata per l’aggressione dell’8 gennaio in via Torriani. Da parta sua, Fadda sostiene invece di aver bloccato le ragazze con il solo scopo di rapinarle, e di non aver mai indugiato nei comportamenti che aggravano le sue accuse.

di Paola Pioppi