Cantù, 28 marzo 2012  - A casa sono resistiti poco, giusto il tempo di preparare i bagagli e trovare un’auto che li portasse lontani dagli arresti domiciliari. Veloci nell’organizzarsi, come due professionisti che non sanno mai dove li portano gli impegni. Ion Chirita e Filip Gigi Narcis, romeni di 38 anni senza occupazione, il primo domiciliato a Cantù, l’amico suo ospite, hanno vissuto in rapida sequenza un momento di sfortuna e uno di insperata beneficienza: quella concessa dal decreto svuota carceri, in virtù del quale sono stati mandati agli arresti domiciliari anziché in camera di sicurezza, in attesa del processo per direttissimo che li attendeva ieri mattina.

I carabinieri di Como e Merate, li avevano arrestati all’alba di lunedì, dopo un furto in azienda che gli aveva reso un campionario di attrezzature nuove di zecca. Dal magazzino della Pro.Ma.Vet di Brivio, ditta di lavorazione materie plastiche, da cui era sparita una refurtiva da migliaia di euro: due trapani, quattordici flessibili, due seghe elettriche, un avvitatore, un saldatore, una smerigliatrice e un caricabatterie. Saliti sulla Golf di Ion, stavano avviandosi verso casa, con le attrezzature in due borsoni e all’orario in cui gli operai vanno al lavoro. I carabinieri, che avevano sospetti su Chirita, li hanno però fermati, controllati e arrestati in flagranza. Furto aggravato in concorso, processo per direttissimo martedì mattina a Lecco.

Qui è però intervenuto il decreto svuota carceri che, applicato alla lettera dal magistrato di turno, ha consentito di applicare ai due gli arresti al domicilio di Ion. Nonostante i pericoli di fuga e altre valutazioni di opportunità, i due stranieri privi di occupazione, e con tutto da perdere presentandosi davanti a un giudice, sono stati portati a casa. La scansione temporale parla da sola: alle 12 i carabinieri di Como li hanno lasciati in piazza Garibaldi, facendo loro le ultime raccomandazioni circa obblighi e divieti. Alle 15 la pattuglia ha fatto il primo controllo, e loro erano ancora lì. Due ore dopo erano spariti, lasciandosi alle spalle solo la Golf con cui erano stati arrestati poche ore prima.


Ieri mattina , in Tribunale a Lecco, Chirita è stato condannato a sei mesi di carcere, Narcis a dieci, entrambi senza sospensione condizionale. Nel frattempo sono stati denunciati (a piede libero, per forza di cose) alla Procura di Como per evasione. Nel frattempo, i carabinieri hanno recuperato la refurtiva restituendola al proprietario, lo Stato italiano ha risparmiato una notte di mantenimento in cella moltiplicata per due arrestati, e il Tribunale ha fatto un processo per direttissimo a due fantasmi. Resta l’amarezza, per chi ha lavorato tutta la notte alla ricerca di persone che producono danni incalcolabili alle aziende, di vedersi sfumare sotto gli occhi la possibilità di vedere applicata una sanzione che pareggi i conti. A questo si aggiunge il grosso interrogativo sulle conseguenze prodotte dall’applicazione letterale di un decreto che, per far risparmiare qualche soldo allo Stato, rischia di tradursi in un invito alla fuga per le centinaia di arrestati che ogni giorno sembrano destinati a restarsene a casa in attesa di processi per direttissimo, per reati per cui la legge impone l’arresto in flagranza.

di Paola Pioppi