Como, 27 febbraio 2012 - La compagnia assicurativa dei due principali ospedali comaschi, Sant'Anna e Valduce, è fallita, creando un vero e proprio caos gestionale per le cause risarcitorie in corso, ma anche un problema di copertura economica futura che sembra essere irrisolvibile. Dalla scorsa estate, la Faro Assicurazioni è formalmente in liquidazione amministrativa coatta: una pagina inaspettata e senza precedenti per le direzioni sanitarie delle due strutture lariane, che ora si trovano a fare i conti con cause pendenti e bloccate, o addirittura con documentazioni disperse. Al punto che, di recente, l'ospedale Sant'Anna si è dovuto rivolgere al legale di famiglia di una donna, Bruna Ferrario, deceduta nel 2009 a 61 per una tromboembolia polmonare massiva, che l'aveva colpita con esito letale dopo un intervento chirurgico per una frattura al gomito.

Un problema conseguente a una caduta mentre era in vacanza in Sicilia, e degenerato quando, tornata a casa, era stata sottoposta a intervento chirurgico. I parenti avevano incaricato l'avvocato Pierpaolo Livio di procedere con la causa, ma ora lo stesso legale si trova a dover fornire ai vertici ospedalieri «ogni possibile documentazione, compresi eventuali accertamenti tecnici o perizie in suo possesso», carte che sono praticamente sparite a causa delle messa in liquidazione della Faro Assicurazioni. Attualmente sono circa 150 le cause pendenti per presunte colpe mediche, solo per l'ospedale Sant'Anna, che rientrano nel periodo in cui la compagnia era ancora attiva e operativa. Se tali procedimenti dovessero concludersi con una affermazione di responsabilità a carico del personale sanitario, dovrebbe essere la stessa Faro a risarcire, ma - visto lo stato delle cose - non si comprende con quali prospettive concrete.

Per contro, la ricerca di una compagnia assicurativa che possa subentrare alla Faro, si è rivelata un'impresa impossibile: un appalto da un milione e mezzo all'anno, per il solo Sant'Anna. In sei mesi, in tutto il panorama nazionale, non si è fatta avanti nessuna società in grado di garantire le condizioni necessarie alle aziende ospedaliere, comprensive di un pregresso di dieci anni. Complice anche l'aumento delle cause per risarcimento danni intentate negli ultimi anni in campo medico, da pazienti o familiari perplessi o scontenti dell'esito degli iter di cura. Ora l'americana Am Trust, con sede a Londra, avrebbe trovato un accordo, con una clausola non da poco: una franchigia da 250mila euro, al di sotto della quale la compagnia non risponde.

di Paola Pioppi