Zelbio, 17 febbraio 2012 - I primi speleologi che negli anni Trenta si avventuravano nelle viscere della terra, attraverso anfratti e cunicoli che si insinuano nel sottosuolo del Triangolo Lariano fra i due rami del lago di Como, sapevano che le due grotte più estese esplorate prima o poi si sarebbero unite. Ottant’anni dopo, il sogno di quei pionieri è diventato realtà. Ci sono voluti decenni di esplorazioni per collegare il complesso Fornitori-Stoppani a quello Tacchi-Zelbio-Bianchen, rispettivamente di 47.5 chilometri e 10.5 chilometri di sviluppo spaziale. Si è venuto così a formare il complesso della valle del Nosè che con i suoi 58 chilometri di sviluppo rappresenta attualmente il sistema carsico più esteso dell’intero territorio nazionale.

Un lavoro immane frutto della collaborazione di oltre sessanta speleologi appartenenti a diversi gruppi, che hanno deciso di collaborare per poter superare quell’ultimo ostacolo che ancora divideva le due grotte a chilometri di profondità. Hanno potuto contare sul grande freddo di questo inverno che, per la prima volta in tanti anni, ha momentaneamente prosciugato molti passaggi fino a quel momento sommersi. Dopo ore di fatica, si sono dati appuntamento «là sotto», divisi in due gruppi, e finalmente si sono sentiti. Dopo aver forzato l’ultimo ostacolo si sono incontrati e abbracciati a centinaia di metri di profondità.

«Per capire il valore di questa notizia bisogna pensare alle grandi scoperte geografiche — commenta Paola Tognini, geologa e speleologa nel gruppo che ha lavorato al Pian del Tivano — o alla conquista di una montagna finora inviolata. È un puzzle geologico che viene costruito poco alla volta e che ci dice che là sotto c’è qualcosa di molto esteso. Probabilmente centinaia di chilometri di gallerie e finora ne sono state scoperte solo una piccola parte».


Solo pochi mesi fa nella stessa zona alcuni speleologi si erano addentrati nel Terzo Mondo, una nuova grotta che si estende a partire dalla vetta del Monte San Primo e dove sono stati scoperti saloni dell’ampiezza di un campo da calcio. Come raccontano i protagonisti di queste esplorazioni anche sotto il Pian del Tivano corrono fiumi sotterranei e gallerie immense che possono dire molto sulla geologia, sull’origine di questi luoghi e sul movimento di grandi quantità d’acqua che attraversano la terra.
 

di Federico Magni

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