Como, 12 gennaio 2012 -«Impegna il presidente e la Giunta a proporre alle Province di Varese, Lecco, Bergamo e Sondrio la nascita di una Regione della fascia Pedemontana, espressione di un territorio omogeneo e più vicina alle sue esigenze». Eccola la richiesta ufficiale, contenuta in una mozione, del consigliere provinciale Fabio Moltrasio (Partito Socialista). Il documento è stato depositato a Villa Saporiti e sarà votato - dopo un prevedibile ampio dibattito - nella prossima seduta del Consiglio provinciale (lunedì si riuniranno i capogruppo per stabilire data e ordine del giorno della prima assemblea del 2012).

La mozione, ancor prima di essere depositata, un primo effetto l’ha già avuto: far uscire allo scoperto i partiti di maggioranza che sicuramente, Lega Nord in primis, hanno maldigerito l’abolizione delle Province. Autonomia Comasca, in particolare, attraverso l’assessore al Marketing Territoriale Achille Mojoli, si è detta disponibile a discutere nel dettaglio le ricadute dell’iniziativa - unica nel suo genere - sul territorio. Nella mozione, Fabio Moltrasio spiega che «la perdita delle Province può favorire ulteriormente quella sorta di “centralismo” regionale in cui si tende ad approvare interventi infrastrutturali (vedi proposta dell’autostrada Varese-Como-Lecco) senza la piena condivisione del territorio che li deve accogliere».
 

La Regione, inoltre, coi suoi 10milioni di abitanti «unisce aree non del tutto omogenee come territorio». Ieri, sulla proposta è intervenuto il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, il comasco Luca Gaffuri (Pd e Partito Socialista siedono entrambi tra i banchi dell’opposizione a Villa Saporiti). «In questo momento credo che l’idea di costituire una nuova regione, in questo caso la regione Pedemontana, non sia assolutamente un’urgenza - spiega Gaffuri -. In un contesto in cui l’assetto del nostro Stato, soprattutto per ciò che concerne gli enti locali, è indirizzato verso una loro semplificazione, si tratterebbe di una decisione controcorrente. In questo momento la priorità di tutto il Paese deve essere quella di uscire dagli effetti della crisi economica.

Attualmente, dato appunto lo stato di difficoltà economica evidente, credo che l’impegno principale sia quello di ridurre gli enti intermedi dello Stato e non di moltiplicarli». Un no fermo, dunque, anche se - precisa ancora Gaffuri - «una volta messi alle spalle questi momenti difficili sarà sicuramente utile confrontarsi per ragionare su quali siano i modelli di governo più efficaci anche per il nostro territorio».