Mariano Comense, 21 novembre 2011 - La ‘ndrangheta esiste, in Lombardia e nel Comasco. I gruppi e le famiglie dell’operazione Infinito accusati dalla Dda di Milano di far parte di una struttura articolata e convergente, sono riconoscibili in quanto tali e appartenenti a una struttura riconoscibile e consapevole. La sentenza del gup Roberto Arnaldi, nel processo abbreviato di primo grado, che si è concluso nella tarda serata di sabato nell’Aula Bunker 2 di via Ucelli di Nemi a Milano, affermando la responsabilità di tutti i 118 imputati, ha confermato l’impianto accusatorio dei magistrati.

Contrariamente alla tesi portata avanti dalle difese, non si tratterebbe dunque di semplici gruppi operanti in regime di indipendenza, o di soggetti che non avevano alcuna concreta capacità organizzativa e di azione, ma di appartenenti a precise locali della ‘ndrangheta. Persone che da questa condizione, ricavavano forza, prestigio, autorevolezza. In ogni situazione. Le condanne sono state inferiori alle richieste del pubblico ministero Alessandra Dolci, ma comunque molto alte per tutti gli imputati. Dai 10 ai 12 anni per chi aveva il ruolo di capo o organizzatore, dai 4 anni a salire per gli appartenenti, sulla cui pena finale hanno inciso recidive e singoli reati contestati, al di là dell’accusa associativa. Indicati come appartenenti alla Locale di Mariano Comense (il cui presunto capo, Salvatore Muscatello, è a processo dibattimentale), sono stati condannati Rocco Cristello, 50 anni di Cabiate (10 anni), e il fratello Francesco, 42 anni di Cabiate (8 anni), Giuseppe Antonio Medici, 53 anni (7 anni), mente Cosimo Vallelonga, 63 anni di Perego è a dibattimento. Nella Locale di Erba, 15 anni a Pasquale Giovanni Varca: una delle pene più alte della sentenza, per il quarantottenne di Merone, indicato come capo del sodalizio.

Condanna di 9 anni e 4 mesi per Luigi Varca, 27 anni e 9 anni e 2 mesi per Francesco, 26 anni, entrambi di Bosisio. Sempre nel gruppo di Erba, sono stati condannati Edmond Como, 36 anni di Ponte Lambro (4 anni e 2 mesi), Michele Oppedisano, 42 anni di Bosisio Parini (7 anni e 4 mesi), Aurelio Petrocca, 47 anni di Merone (9 anni e 2 mesi), Francesco Tonio Riillo, 23 anni di Bosisio Parini (6 anni e 8 mesi). Sono a dibattimento Fabrizio Parisi e Carmine Verterame, entrambi 40 anni, mentre è stralciato in altro filone processuale Franco Crivaro, 48 anni di Eupilio.

Infine la Locale di Canzo: 10 anni a Luigi Vona, 58 anni, considerato il capo, e 6 a Giuseppe Furci, 56 anni, appartenente al gruppo, entrambi di Valbrona. A parte era la posizione di Claudio Formica, 46 anni di Mariano Comense, a cui non sono contestati reati associativi ma solo episodi di concorso: sfuggito all’ordinanza di luglio, era stato arrestato a marzo a Gera Lario ed è stato condannato a 3 anni e 4 mesi. In abbreviato erano presenti anche tre dei cinque indagati per l’indagine collegata a Infinito, che riguarda il fallimento di Perego Strade e delle società collegate. Il gup ha condannato a 12 anni di carcere Salvatore Strangio, 57 anni di Reggio Calabria, accusato di essere la persona scelta dalle cosche per riordinare gli affari dell’azienda di Cassago Brianza. I coimputati Rizeri Cua, 33 anni di Locri e Pasquale Nocera, 50 anni di Monza, hanno avuto condanne rispettivamente di 6 aNni e 6 anni e 8 mesi. A dibattimenti sono invece Ivano Perego, 39 anni di Cassago Brianza, e Andrea Pavone, 45 anni di Milano, amministratore di fatto di Perego General Contractor, dichiarata fallita nel 2009.