Como, 25 agosto 2011 - Privatizzare gli utili e socializzare le perdite. Questa cattiva prassi nelle ultime settimane sembra vantare emuli anche oltreconfine, specie da quando al cambio il franco ha raggiunto la parità con l’euro. Naturalmente con dei correttivi visto che nella terra di Guglielmo Tell le perdite del cambio sfavorevole le aziende, anziché allo Stato, preferiscono addebitarle direttamente ai lavoratori, specie se si tratta di frontalieri.

È capitato così che ieri mattina, a Noirmont nel civilissimo Canton di Giura (a un paio d’ore d’auto da Strasburgo) ottanta lavoratori della Sycrilor, specializzata nell’orologeria di lusso, abbiano deciso di incrociare le braccia per protestare contro l’azienda che da fine luglio li paga in euro anziché in franchi, secondo quanto stabilito dal loro contratto.

E così mentre una decina di operai svizzeri sono rimasti in azienda per cercare di garantire la produzione, i loro colleghi venuti d’oltreconfine (qui in frontalieri arrivano dalla vicina Francia) sono scesi in corteo per protestare contro chi, utilizzando come alibi il superfranco, ha alleggerito le loro buste paga del trenta per cento. «È un atteggiamento contrario a tutti i principi del diritto e dell’economia – spiega Sergio Aureli, del sindacato Unia –. Non stiamo parlando di aziende in crisi ma di realtà che hanno visto ridursi i loro margini di utile. Il rischio d’impresa spetta all’imprenditore, non può essere ripartito a seconda della propria convenienza sui lavoratori».

 

Un campanello d'allarme che risuona anche in Canton Ticino, dove a essere frontalieri sono gli italiani. Dei 50mila lavoratori che ogni giorno varcano il confine circa ventimila sono comaschi, ottomila della provincia di Sondrio e 22mila arrivano da Varese. «Stiamo parlando di imprenditori ricchi ma incattiviti dalla crisi, per di più senza l’impiccio dell’art.18 quando trattano con i loro lavoratori – conclude Aureli –. Nel caso di realtà industriali, dove i rapporti sono sindacalizzati, questi tentativi sono stati prontamente denunciati e quindi possiamo dire che la situazione è sotto controllo, non è così per le microrealtà o gli studi professionali. Da tempo le segretarie di Lugano o le badanti di Chiasso sono pagate in franchi o in euro a seconda della convenienza del cambio. L’unico rimedio è denunciare queste disparità per tempo. I diritti dei lavoratori non possono dipendere dalla nazionalità».