Laglio, 9 marzo 2011 - «Il comportamento tenuto dall’imputato non risulta meritevole di alcuna clemenza». Parole durissime che sono solo la premessa di quanto scritto dai giudici della Prima Corte d’Appello di Milano, che il 23 novembre scorso hanno confermato la condanna a otto anni di carcere per Mauro Stefanoni, 42 anni, ex parroco di Laglio processato con l’accusa di abusi sessuali verso un ragazzo frequentatore della sua parrocchia, che all’epoca aveva 16 anni, tra agosto 2003 e dicembre 2004.

Stefanoni era stato condannato per violenza sessuale aggravata dall’età della vittima, dall’aver commesso i fatti in qualità di ministro di culto, dall’abuso di autorità, dalla condizione di inferiorità psicofisica del ragazzo. In una trentina di pagine di motivazioni, depositate in questi giorni, i giudici milanesi rigettano con fermezza il ricorso presentato dai legali, aggiungendo considerazioni eloquenti sul comportamento processuale tenuto dall’imputato. «Emerge infatti – si legge nella sentenza – che l’appellante non si è limitato ad una vivace foga difensiva, ma ha sparato contro tutti e tutto, gridando al complotto giudiziale… È andato ben oltre della pur consentita e macroscopica menzogna. È arrivato fino alla denigrazione dei testi, e a una vera e propria manipolazione degli atti istruttori raccolti».

Il riferimento è anche alla calunnia di cui dovrà rispondere a luglio, nei confronti di un suo parrocchiano chiamato a testimoniare nel processo di primo grado a settembre 2007: sentito in merito a una donazione di videocassette per l’oratorio, una quarantina di titoli in tutto tra cartoni animati e qualche poliziesco, gli fu chiesto dal sacerdote di sottoscrivere una dichiarazione nella quale spiegava di aver regalato quei film a don Mauro, salvo poi ritrovare quell’elenco con l’aggiunta di una pellicola pornografica omosessuale. Ribadendo la credibilità di quel ragazzino, che era stata abbondantemente attaccata dai difensori del sacerdote, i giudici affermano che «il giovane non è meritevole delle numerose censure mosse dall’imputato. E la sua dichiarazione accusatoria non resta scalfita, anche se i particolari dei luoghi delle violenze non sono sempre stati convergenti e precisi. Ma solo su particolari di mero contorno».

L’ex sacerdote – ora sospeso e con un lavoro impiegatizio fuori dalla Chiesa – ha sempre rigettato le accuse, sostenendo di non poter svolgere gli atti sessuali contestati a causa di un problema anatomico. Tuttavia la perizia disposta dai giudici d’Appello, aveva confermato la presenza della patologia lamentata da Stefanoni, escludendo però che tale problema potesse precludere gli atti ipotizzati. Nel frattempo sono state archiviate tutte le denunce di falsa testimonianza, che i legali di Stefanoni avevano man mano inoltrato a carico dei testimoni del processo di primo grado, che aveva fatto affermazioni di qualsiasi natura accusatoria, a partire dagli inquirenti che avevano indagato su di lui.