Como, 6 gennaio 2011 - A febbraio la Corte d’Assise di Como lo aveva condannato a 28 anni di carcere per l’omicidio di Claudio Rizzo, ma di Florin Ghergheles, rumeno di 26 anni e latitante da tre, non c’erano tracce. Ieri mattina la polizia tedesca lo ha arrestato dopo aver controllato la sua carta di identità durante un normale servizio preventivo, risultata falsa. L’inserimento dei suoi estremi anagrafici nella banca dati internazionale, ha subito rivelato che su di lui pendeva un mandato di cattura per scontare la condanna in Italia, ormai definitiva. Ora le autorità tedesche sono in attesa del mandato d’arresto, sulla scorta del quale Ghergheles sarà estradato in Italia nel giro di un paio di settimane.

La sua cattura potrebbe far riaprire il caso Rizzo per la ricerca del terzo complice che, in assenza di qualsiasi estremo per la sua identificazione, si stava avviando all’archiviazione. Il ventiseienne era stato condannato per l’omicidio aggravato dallo scopo di rapina, e dall’essere stato commesso da più persone, a cui si aggiungevano la rapina dei televisori, degli oggetti personali e di 500 euro, e la violazione di domicilio: tutto era avvenuto la notte del 9 maggio 2005 nell’appartamento di Claudio Rizzo, in via Milano, dove il commerciante era rientrato assieme a uno dei tre rumeni.

Finora era stato arrestato solo Petre Covaci, 25 anni, condannato nell’ottobre 2007 in primo grado a sedici anni di carcere per quel delitto. Ascoltato durante il processo a Ghergheles come testimone, aveva raccontato quei venti minuti in cui Rizzo fu ucciso a pugni e calci, dopo essere stato immobilizzato nel salotto della sua abitazione. Rizzo era già in casa assieme a Ghergheles quando Covaci e Bogdan erano saliti: «Appena ha aperto la porta - ha raccontato Covaci - Bogdan gli ha dato un pugno, e lui è finito a terra. Lo abbiamo immobilizzato legandogli le mani con un cavo elettrico, poi io e Bogdan abbiamo iniziato a frugare in casa.


Lui tentava di difendersi, ma non poteva fare più nulla». Durante il processo, Covaci aveva attribuito a Ghergheles la parte di quello, tra i tre, che si è accanito di più su Rizzo: «È rimasto con lui, gli dava pugni e calci e gli aveva chiuso la bocca con della carta, in modo che non gridasse. Io gli ho chiesto perché lo stava picchiando, ma mi ha risposto di farmi gli affari miei. Abbiamo preso un po’ di roba, poi ci siamo divisi: io e Bogdan ci siamo allontanati insieme, Florin dall’altra parte, e non l’ho più rivisto». Ora l’estradizione di Gherghles, potrebbe portare ad acquisire ulteriori dettagli su quel Bogdan di cui non si sono mai conosciuti il cognome e il volto, che frequentava gli altri due in un contesto di marginalità dove non si stringono amicizie, ma solo conoscenze saltuarie.