Lugano, 25 novembre 2010 - Marco Siciliano è stato condannato all’ergastolo. Dopo una lunga camera di consiglio, il giudice Agnese Balestra Bianchi ha letto ieri in serata la condanna con il quale ha accolto la richiesta di carcere a vita avanzata dal procuratore pubblico Rosa Item. L’uomo, 33 anni, era accusato di aver ucciso il 25 marzo, nella loro casa di Castel San Pietro, la moglie Beatrice Sulmoni, 36 anni, in attesa del secondo figlio. La donna era stata tramortita, poi soffocata e infine semidecapitata, in un tentativo di disperdere il suo cadavere, spogliato di ogni indumento o oggetto, rendendolo poco riconoscibile.


Siciliano aveva gettato il corpo della moglie nel lago di Como, dove era riaffiorato il 2 aprile. I tatuaggi sulla spalla avevano consentito il suo riconoscimento da parte di un fratello. I familiari avevano sporto denuncia per la scomparsa, nonostante il marito avesse utilizzato il suo cellulare per mandare alcuni sms in cui si simulava in allontanamento volontario della donna.


Il movente sarebbe da ricondurre al tentativo di mettere fine al matrimonio senza affrontare le incognite e le difficoltà di una separazione. In aula è stata sentita anche la donna con cui Siciliano aveva iniziato da tempo una relazione, e a cui aveva fatto una serie di promesse che non riusciva a mantenere. L’avvocato dell’imputato ieri aveva chiesto una condanna che fosse congrua alle accuse, ma non così pesante e senza vie d’uscita. La camera di consiglio è durata a lungo, ma le ipotesi legate a una complessa quantificazione della pena, si sono sciolte alla lettura della sentenza che ha disposto la sanzione più pesante prevista per l’omicidio e l’interruzione di gravidanza che ne è derivata.