Albavilla, 9 ottobre 2010 - Totalmente incapace di intendere e volere, e quindi non processabile. Così ieri mattina il gup di Como Luisa Lo Gatto, ha dichiarato in aula la non procedibilità, dal punto di vista penale, nei confronti di Elisabetta Frigerio, la donna di 51 anni che a marzo accoltellò l’amica e vicina di casa Raffaella Paola Cereda. Accogliendo le conclusioni dello psichiatra Mario Lanfranconi il giudice ha disposto l’immediata scarcerazione della donna – che era al Bassone dal giorno dell’aggressione – trasferendola provvisoriamente in una struttura protetta, in attesa di individuare un luogo adatto alla sua permanenza, che non sia un ospedale psichiatrico giudiziario.

Per tre anni rimarrà infatti sottoposta a una misura di sicurezza, in attesa di valutare la progressione del disturbo clinico del quale è stata riconosciuta affetta, e la sua eventuale pericolosità sociale. Secondo la relazione del medico, la Frigerio è infatti stata colpita da un episodio circoscritto ma fortemente invalidante, conseguenza di stati acuti di stress che sfociano in sindromi depressive, tali da far perdere il contatto con la realtà. I motivi di quell’aggressione non sono mai stati compresi, ma di fatto è plausibile pensare che non esistano, se non in una progressione mentale distorta e incomprensibile secondo le logiche condivise, maturata quella mattina nella mente della donna.

 

Con il volto coperto da una maschera di carnevale che ritraeva l’Urlo di Munch, aveva atteso alle 7 di mattina, davanti a casa in via Dante, l’amica con la quale si era vista anche il giorno prima. Armata di un coltello a scatto, con una lama da otto centimetri di lunghezza che terminava con la punta netta, aveva colpito con un solo e preciso fendente al collo la Cereda. Poi era fuggita rifugiandosi in un cortile, dopo pochi minuti dopo era stata individuata e disarmata dai carabinieri. Tuttavia l’assenza di movente, lo stato confusionale in cui fu trovata la dona dai carabinieri al momento dell’arresto, l’aver agito in pieno giorno e a pochi metri da casa, ma anche l’uso di quella maschera che, lungi dal farla passare inosservata non ha fatto altro che richiamare su di sé l’attenzione, secondo il giudice erano elementi tali da motivare una perizia psichiatrica. L’intervento dei carabinieri del Reparto Radiomobile di Como, aveva permesso di individuare subito la Frigerio, che probabilmente sarebbe stata difficilmente identificabile così mascherata.