Como, 1 settembre 2010 - Non si placano le polemiche in città dopo che l’altro ieri sera è saltato, nell’ambito della rassegna «Parolario», il dibattito con il senatore Marcello Dell’Utri (che doveva parlare dei presunti diari di Benito Mussolini) a causa delle contestazioni da parte di oltre 200 persone, giovani e meno giovani, studenti e pensionati, operai e professionisti.

 

Dell’Utri ha così rinunciato alla presentazione in programma ed ha lasciato il tendone della piazza Cavour mentre i suoi contestatori, nonostante un cospicuo schieramento di forze dell’ordine, facevano riferimento alle sue vicende giudiziarie ed alla condanna rimediata per favoreggiamento alla mafia.

 


«Siamo tutti sconfitti - ha commentato con grande amarezza il presidente di “Parolario” Glauco Peverelli - noi come organizzatori ed anche chi ha contestato perché avrebbe potuto lasciar parlare Dell’Utri e criticare in maniera più costruttiva. Chi voleva ascoltare ne aveva pieno diritto: si trattava di un evento culturale».
Diverse le reazioni del mondo politico comasco.

 


«È una vergogna assoluta - ha commentato l’assessore alla Cultura di Palazzo Cernezzi Sergio Gaddi -. Ho saputo che non è stata usata la forza pubblica per sedare la violenta protesta e questo mi rammarica. Questa è la sinistra che mostra il suo vero volto».

 


L’onorevole Chiara Braga (Partito Democratico) ha definito la protesta come «il frutto di una provocazione, c’è stato un senso di offesa nel portare certe testimonianze in piazza. I valori costituivi della nostra società sono altri. La violenza è sempre da condannare, ma bisogna capire il senso di esasperazione dovuto a questa provocazione».

 

È intervenuto anche Luca Gaffuri, capogruppo del PD in consiglio regionale: «Avevamo dichiarato che secondo noi era inopportuna la presenza di Dell’Utri a Parolario. Credo che i cittadini comaschi abbiano dato un segnale in questo senso».

 


A Glauco Peverelli si rivolge l’ex-consigliere comunale dell’Ulivo Aniello Rinaldi, membro del «Comitato provinciale di Como per la difesa della Costituzione»: l’intervento di un condannato in 1° e 2° grado per concorso esterno in associazione mafiosa non era opportuno. Viviamo in un Paese dove ognuno ha il diritto di esprimere le proprie opinioni e di diffonderle, ma esiste la libertà – noi diremmo il dovere – di operare una scelta di valori: quelli che sono appunto contenuti nella Costituzione, in difesa dei quali noi del Comitato costantemente operiamo. Pertanto non possiamo condividere la sua scelta».

 

E lui, il senatore Marcello Dell’Utri? Salito in auto è tornato immediatamente a Torno dove lo aspettava una cena con amici. Il senatore non ha nascosto il suo rammarico per quanto accaduto. «E dire che chi mi ha contestato sostiene di aver agito così per difendere la Costituzione. No, non è così che si fa, impedendo ad altri di prendere la parola. La maggior parte dei presenti era lì per sentire il dialogo. Ma non è stata in grado di reagire a questa contestazione».