Como, 19 aprile 2010  - «Accusarmi di aver partecipato al massacro non è una leggerezza della difesa, ma una crudeltà non solo nei miei confronti ma soprattutto delle vittime e di tutti i loro familiari». A dirlo è Pietro Castagna che nella strage di Erba perse la sorella Raffaella, la mamma Paola Galli e il nipotino Youssuf, accusato dal collegio difensivo di Olindo Romano e Rosa Angela Bazzi di essere direttamente coinvolto nell’eccidio.
 

 

Le accuse nei confronti di Pietro Castagna si basano su due punti: la testimonianza del tunisino Ben Brahim Chemcoum che alcuni giorni dopo la strage andò dai carabinieri per dire di aver visto tre uomini allontanarsi frettolosamente da via Diaz: due tunisini e un italiano, ovvero - disse - «il fratello della morta» dando una descrizione che riportava a Pietro Castagna.
 

 

Testimonianza che non fu presa in considerazione ritenendo Chemcoum personaggio ‘noto e non credibilè. Il secondo elemento usato dal collegio difensivo per puntare il dito contro Pietro Castagna è una iniziale contraddizione nei racconti fatti in quelle ore da Carlo Castagna e dallo stesso Pietro: l’anziano mobiliere disse che la sera della strage Pietro rientrò a casa attorno alle 22.00 con la Panda nera della madre, mentre il figlio disse di aver dormito. Questa contraddizione non sfuggì agli investigatori che decisero di metterli sotto controllo con varie intercettazioni dalle quali emerse solo la disperazione di chi aveva perso i familiari.
 

 

«Posso capire che tutti gli appigli possano essere buoni per difendere due imputati ma con queste modalità è crudele e irrispettoso per le vittime e i familiari» dice Pietro Castagna che oggi sarà ospite del programma ‘Pomeriggio 5’ proprio per difendersi da quelle accuse. L’uomo ribatte colpo su colpo e si dice convinto di una cosa: «Quel massacro fu compiuto da due folli» e tiene a precisare che «con Azouz Marzouk (marito della sorella Raffaella, ndr) seppur a suo tempo ci siano stati dei dissapori, ora come ora non v’è più alcun rancore: anche lui è stato colpito duramente da questa assurda vicenda, ha perso la moglie, la suocera, il figlioletto». Intanto il collegio difensivo adotta una strategia di separazione degli eventuali ruoli avuti dai due coniugi nella strage.

 

A fare dei distinguo è, in particolare, l’avvocatessa Luisa Bordeaux per conto di Rosa. In un documento composto da una ventina di pagine, infatti, il legale ‘smarcà la sua assistita differenziando le posizioni dei Olindo da quelle della consorte. «La condanna di primo grado è il risultato dell’ingiustificata trasposizione alla signora Bazzi di quegli elementi che per la Corte di primo grado sarebbero stati probanti della penale responsabilità del marito, Olindo Romano», si legge nel documento. Nel documento infine si criticano aspramente le modalità di conduzione dell’indagine nel suo complesso e di come si è arrivati ad accusare l’ex spazzino e, conseguentemente, Rosa Bazzi.