La storia della prima staffetta partigiana d'Italia al Teatro San Teodoro

Venerdì 3 novembre Marta Cuscunà protagonista di "E' bello vivere liberi!": la storia vera della partigiana Ondina Peteani

Un momento dello spettacolo

Un momento dello spettacolo

Cantù (Como), 2 novembre 2017 – Più forte del Fascismo e anche del campo di concentramento di Auschwitz Ondina Peteani, la prima staffetta partigiana d’Italia alla quale è stato dedicato una spettacolo da una sua conterranea, la pluripremiata attrice friulana Marta Cuscunà che venerdì 3 novembre debutterà sul palcoscenico del Teatro San Teodoro con lo spettacolo “E’ bello vivere liberi!”. In scena, la stessa Cuscunà, che è anche regista ed autrice del testo, accompagnata dai pupazzi di sua creazione - che tanto ricordano lo stile di Tim Burton – racconta la storia di Ondina Peteani, prima staffetta partigiana d'Italia, deportata ad Auschwitz. “È bello vivere liberi!” è l’ultima frase che Ondina Peteani ha scritto in ospedale a poche settimane dalla morte, avvenuta nel gennaio del 2003, quando il medico le chiese di mettere nero su bianco, a occhi chiusi, il primo pensiero che le fosse venuto in mente. Ondina, allora, ha scritto quello che sentiva profondamente: amore per la libertà.

Lo spettacolo si ispira alla biografia della prima staffetta d’Italia, scritta dalla storica Anna Di Giannantonio. Ondina a soli 17 anni si accende di un irrefrenabile bisogno di libertà e si scopre incapace di restare a guardare, cosciente e determinata ad agire per cambiare il proprio Paese. La giovane operaia partecipò alla lotta antifascista nella Venezia Giulia, dove la Resistenza inizia prima che nel resto d’Italia grazie alla collaborazione con i gruppi partigiani sloveni nati già nel 1941 per opporsi all’occupazione fascista dei territori jugoslavi. Ondina Peteani fu tra le fondatrici della Brigata Proletaria, quando più di 1500 operai, tutti insieme e ancora in tuta da lavoro, si avviano verso il Carso, per unirsi alle formazioni partigiane. La sua vicenda però, è stravolta bruscamente nel ‘43 quando, appena diciannovenne, viene sprofondata nell’incubo della deportazione nazista.