Disordini in dogana per il G8, finiscono davanti al giudice

Undici partecipanti identificati, bloccarono il traffico e ci furono tensioni con la polizia

Sono finiti tutti davanti al giudice

Sono finiti tutti davanti al giudice

Como, 28 marzo 2015 -  Alla fine della manifestazione erano stati identificati undici partecipanti, finiti giovedì mattina davanti al giudice di Como con accuse a vario titolo, nate dalla contestazione non autorizzata del luglio 2009. La vicenda si lega alla protesta improvvisata l’11 luglio 2009, in via Bellinzona e nei pressi della dogana di Chiasso, in occasione della chiusura del G8 di L’Aquila, per attirare l’attenzione in coincidenza del vertice mondiale. Era stato affisso uno striscione contro il G8 in via Bellinzona, e distribuiti volantini agli automobilisti, ma il vero obiettivo dei gruppi arrivati da diverse parti – in tutto una cinquantina di persone – era quello di creare disagio e attirare l’attenzione, come rivendicato nei giorni successivi sui siti internet.

I manifestanti non avevano mai raggiunto la dogana a causa dell’intervento delle forze di polizia, ma ne erano nate comunque delle tensioni reciproche, sfociate nell’attribuzione di una serie di reati a undici manifestanti. A vario titolo, con le accuse di resistenza a pubblico ufficiale, porto abusivo di oggetti atti a offendere, sono finiti Daniela La Marca, 32 anni di Azzano San Paolo, Gea Alba Gamboni, 26 anni di Locarno, Mattia Petit, 29 anni di Milano, Francesco Colombo, 26 anni di Como, Valerio Ferrandi, 29 anni di Milano, Andrea Cattaneo, 25 anni di Rovellasca, Riccardo Micheli, 29 anni di Mendrisio, Marta Pisano, 26 anni di Novedrate, Alessandro Piva, 26 anni di Cassina Rizzardi, Ilaria Salis, 29 anni di Milano e Carlo Pietro Vergani, 25 anni di Capiago Intimiano.

La loro identificazione era avvenuta a ritroso, dopo i disordini che si erano concentrati attorno alla zona doganale: in prossimità del valico italo-svizzero si erano infatti radunati diversi giovani, alcuni dei quali erano risultati facenti capo ad alcuni centri sociali svizzeri, altri a gruppi anarchici di Milano. I ragazzi avevano esposto uno striscione e fermato il traffico, tanto che alcune linee della Asf avevano subito ritardi o erano state soppresse a causa del traffico provocato dai disagi. Le indagini per arrivare a identificare gli undici imputati, erano partite dai filmati girati dalla polizia, ma già in precedenza era stato creato una sorta di data base con inseriti i nominativi di persone già note per presenze attive in questo genere di situazioni.