Stipendi al Casinò di Campione, i sindacati sul piede di guerra: "Pochi 85mila euro"

Da un paio di anni il Casinò è in solidarietà, i dipendenti percepiscono in media 85mila euro lordi ogni anno. Nel 2012 il loro salario era di oltre 104mila euro più le mance di Roberto Canali

Il Casinò di Campione d'Italia (Cusa)

Il Casinò di Campione d'Italia (Cusa)

Campione d'Italia, 24 luglio 2014 - C'è aria di battaglia nell’ex-clave attorno alla gestione del Casinò, la «fabbrica dei soldi» che in ottant’anni di storia ha garantito la floridità delle casse comunali, ben prima che da Roma autorizzassero il municipio a diventare socio unico, oltre ai 530 dipendenti che con il contratto di solidarietà percepiscono uno stipendio lordo di 85mila euro a testa.

«Non bisogna sottovalutare l’unicità della situazione dell’ex-clave dove il costo della vita è parametrato ai costi della Svizzera - spiega Giovanni Fagone, Slc Cgil - La nostra preoccupazione è legata a quel che accadrà a ottobre, quando ci dovremo sedere di fronte alla proprietà per decidere il futuro della casa da gioco. Due anni purtroppo non sono serviti a uscire dalla crisi».

In 24 mesi i dipendenti sono scesi da 556 a 530, grazie ai prepensionamenti, sostituiti in molti casi dall’esternalizzazione di alcuni servizi, gestiti da cooperative a società terze. «Non solo le pulizie sono garantite da un appalto esterno - sottolinea Orlando Procopi, della Fisascat Cisl - anche i croupier che si occupano del poker non sono dipendenti del Casinò, ma di una società creata ad hoc. Secondo noi a maggior ragione in questa fase di difficoltà andrebbero garantiti prima di tutto i lavoratori, in questi anni abbiamo cercato a più riprese di proporre un cambio di strategia, ma i nostri suggerimenti sono sempre caduti nel vuoto. Dai fornitori alla possibilità di sfruttare meglio i cinque piani del Casinò oggi a mezzo servizio, per non parlare del marketing che negli ultimi due anni si è impegnato ad aumentare gli accessi a discapito della qualità dei giocatori. 

Tanto per capirsi anziché i cinesi dovremmo puntare a portare qui gli sceicchi arabi». Per questo le tre sigle sindacali, insieme a Confsal e Snalc hanno deciso di chiedere l’aiuto del prefetto di Como, Bruno Corda. «Nessun problema ad aggiornare il tavolo in Prefettura - risponde Carlo Pagan, l’amministratore delegato della casa da gioco - In questi due anni siamo stati l’unico Casinò a crescere sia in termini d’ingressi che di ricavi. Nei primi sei mesi dell’anno abbiamo superato quota 350mila presenze, un record assoluto nella storia della nostra casa da gioco. Ai dipendenti abbiamo proposto un altro anno di solidarietà garantendo il livello occupazionale e 85mila euro lordi di stipendio procapite. L’unico sacrificio che abbiamo chiesto è di rinunciare al 38% della quattordicesima. Nelle condizioni attuali era impossibile fare di meglio».