Venerdì 19 Aprile 2024

Palazzetto, sogno svanito. Ora il Comune di Cantù fa causa

Chiesto al Tribunale di quantificare il risarcimento

Il sindaco  di Cantù Claudio Bizzozero

Il sindaco di Cantù Claudio Bizzozero

Cantù, 18 dicembre 2014 -  Mentre i ragazzi di coach Sacripanti stanno vivendo le montagne russe in campionato, in campo e per vincere è sceso il Comune che ha deciso di far causa alla Palasport Cantù SSD, ovvero la società della galassia Turra che avrebbe dovuto realizzare il nuovo palazzetto, il sogno di tutta la città miseramente naufragato nell’ottobre scorso, anche il cantiere di corso Europa erano ormai deserto da mesi. A piazza Parini hanno deciso di chiedere al Tribunale di Como l’accertamento della risoluzione del contratto di project financing e quantificare il risarcimento dei danni. A portare avanti la pratica, tutt’altro che facile, l’avvocato Giuseppe Franco Ferrari di Milano, al quale è già stato staccato un assegno di 31mila euro per le prime spese legali.

Un sogno infranto due volte quello di avere un palazzetto costruito interamente in città: la prima nella metà degli ’80, quando il Comune s’imbarco nell’avventura del Palababele, così soprannominato perché l’architetto Gregotti lo immaginò come un gigantesco Ziggurat calata nella piana della Brianza. Iniziato e mai portato a termine il palasport divenne un monumento allo spreco: troppo grande e soprattutto troppo costoso, diciotto miliardi di vecchie lire sette dei quali concessi dal Coni, negli anni in cui in Italia la febbre dei Mondiali del ’90 era ancora alta. Abbattuto nel 2010 per essere costruito di nuovo, più moderno e maestoso di prima, questa volta dalla Lega Nord che sulla grande opera aveva scommesso il proprio successo alle amministrative, il palazzetto di Corso Europa è crollato di nuovo, schiacciato dalla crisi che ha reso insostenibile quell’immensa cattedrale da oltre 56 milioni di euro. Realizzato grazie al project financing, ovvero grazie ai finanziamenti dei privati che per vent’anni avrebbero dovuto godere dei ricavi derivati dal suo funzionamento, il Palasport più bello di Lombardia si è scontrato con gli effetti devastanti della crisi. Che le cose non andassero bene lo si era capito da mesi, il termine originario di consegna dei lavori era infatti scaduto il 13 giugno del 2013, con il Comune che aveva concesso una proroga di altri 300 giorni alla ditta costruttrice, il Gruppo Turra di Cazzago San Martino, in provincia di Brescia.

Quell'opera ciclopica ha trascinato nel baratro anche loro, da mesi il cantiere si era trasformato in un deserto senza neppure un operaio al lavoro, ad aprile quando la proroga era scaduta l’azienda era impegnata in un concordato preventivo e il Comune aveva deciso di aspettare. L’ultima speranza era affidata al subentro della Cmr Edile di Reggiolo, una cooperativa di oltre 400 persone con un fatturato di oltre 100 milioni di euro, ma alla fine anche loro hanno gettato la spugna.