Venerdì 19 Aprile 2024

Usa balestra e viene sorpreso con un arsenale: bracconiere finisce nei guai

Non si accontentava di abbattere i caprioli a colpi di carabina, tra l’altro importata irregolarmente, per le sue mattanze amava utilizzare anche una potente balestra, munita di mirino con visore notturno e attrezzata con micidiali dardi dalla punta a lame di Roberto Canali

Una balestra

Una balestra

Como, 28 novembre 2014 - Non si accontentava di abbattere i caprioli a colpi di carabina, tra l’altro importata irregolarmente, per le sue mattanze amava utilizzare anche una potente balestra, munita di mirino con visore notturno e attrezzata con micidiali dardi dalla punta a lame. Così le sue prede non avevano scampo, dilaniate da un colpo scoccato a distanza mentre uscivano dal bosco per andare ad abbeverarsi o mentre scendevano ai pascoli a valle in cerca di cibo. Per una volta a cadere nella rete degli agenti della Polizia provinciale è stato un bracconiere, denunciato a piede libero dopo essere stato sorpreso la notte scorsa in prossimità del paese con un vero e proprio arsenale, tradito da qualche sparo di troppo che ha svegliato i residenti. Era da tempo che gli uomini della Polizia Provinciale gli stavano con il fiato sul collo, da quando ci si era accorti che in Val d’Intelvi le doppiette erano tornate a sparare di nascosto contro gli ungulati, nel segno di una tradizione che da queste parti come in Altolago non è mai sparita del tutto.

Un hobby e qualche volta un vero e proprio mestiere quello del bracconiere diffuso anche nel resto della Lombardia, se si pensa che solo nell’ultimo mese ben 58 cacciatori sono stati denunciati perché non rispettavano le regole, aprendo il fuoco verso specie protette o capi che si possono abbattere solo con il metodo della caccia selettiva, quindi dietro permesso e sotto lo stretto controllo dei guardacaccia. Si spara un po’ a tutto: dai caprioli ai cinghiali, che spesso vengono uccisi non per le loro carni ma per i danni che provocano a campi coltivati e orti, passando per gli innocui tassi e addirittura il lupo, che appena reintrodotto soprattutto in Svizzera deve temere l’uomo con la doppietta.

Poi ci sono gli uccelli, dai merli ai cuculi, le poiane, i rondoni e i gufi, con i bracconieri che in alcuni casi hanno preso di mira anche le poche aquile che ancora vivono sul Lario, che oltre alle pallettoni devono temere gli sciagurati che devastano i loro nidi in cerca di uova. Per non parlare dell’ittiobraconaggio sul lago, alla ricerca di pesci pregiati o ai danni degli allevamenti. Rispetto ai loro nonni i bracconieri moderni hanno imparato a utilizzare la tecnologia: dalle armi e le pallottole di ultima generazione, spesso acquistate illegalmente, a sensori agli infrarossi che permettono di avvistare gli animali anche in piena notte. I metodi per contrastarli da parte della Polizia provinciale non sono da meno, anche se insieme alle telecamere nascoste lungo i sentieri il miglior strumento d’indagine rimangono le segnalazioni da parte degli ambientalisti e dei cacciatori, i primi a voler debellare la piaga del bracconaggio che non ha nulla da spartire con il loro sport.