Un arsenale nella borsa: undici tifosi del Como finiscono a processo

Coltelli, bastoni e persino un'accetta scoperti dalla Digos fuori da un bar prima della partita contro il Venezia di Paola Pioppi

I recenti scontri al termine di Monza-Como (Radaelli)

I recenti scontri al termine di Monza-Como (Radaelli)

Como, 24 ottobre 2014 - Il borsone, di tela nera e rossa, era stato rinvenuto dalla polizia prima della partita di Lega Pro Como-Venezia, il primo dicembre dello scorso anno, all’esterno del Bar Pan Pero Rosso di viale Rosselli. Un luogo noto alla Digos della Questura di Como, come punto di ritrovo della tifoseria locale.

All’interno della sacca, gli agenti avevano trovato un arsenale da attacco: un’accetta in legno lunga 60 centimetri con la lama da 9, cinque coltelli con manico in legno da 12 centimetri di lama, un punteruolo da muratore, dodici bastoni di legno lunghi tra i 60 e 70 centimetri, altri quattro di plastica della stessa dimensione, due torce, un petardo e altri oggetti, come teli di cotone. Ora la Procura di Como, sulla scorta degli esiti forniti dalla Digos, ha concluso le indagini a carico di undici tifosi, indagati per porto in luogo pubblico di oggetti atti all’offesa.

Un’accusa di cui dovranno rispondere Andrea Saini, 31 anni e Davide Saini, 26 anni, entrambi di Villa Guardia, Alessandro Barletta, 28 anni, Andrea Bollini, 32 anni di Como, Mattia Bernasconi, 43 anni, Davide Tettamanti, 33 anni di Drezzo, Mario Pedraglio, 33 anni, Andrea Scapinello, 43 anni, Ivan Lainati, 26 anni di Lazzate, Gianpiero Russo, 24 anni di Como e Stefano Forcella, 21 anni di Senna Comasco. Quel giorno la curva comasca era chiusa su disposizione del giudice sportivo per cori discriminatori, quindi la tifoseria ultras non poteva accedere. Subito dopo il ritrovamento del borsone, erano stati identificati una cinquantina di tifosi presenti nel punto di ritrovo: poco alla volta, la Digos aveva sfoltito la rosa dei possibili responsabili, arrivando a ritenere questi undici, anche grazie a riscontri con altri oggetti trovati nelle loro disponibilità, che in alcuni casi avevano reso più che probabile il loro coinvolgimento.

Un'accusa per la quale l’iter giudiziario prevede la citazione diretta e la fissazione della data processuale, salvo richieste di riti alternativi o di fornire elementi ulteriori a quelli raccolti dalle indagini, per sostenere l’estraneità al coinvolgimento in quell’episodio, compresa la richiesta di essere interrogati per fornire le proprie versioni. In caso contrario, ne risponderanno direttamente a processo.