Luci e ombre dell’industria turistica italiana

Mi consenta di non essere completamente d’accordo. Lei generalizza

Milano, 26 maggio 2017 -

LETTERA

Caro direttore, da anni alterno le vacanze estive fra le coste italiane e quelle di Francia, Spagna e Croazia. E mi duole constatare come l’industria turistica italiana sia arretrata: in primo luogo occorre evitare ristoranti e locali cosiddetti per turisti, sinonimo di prezzi alti e qualità bassa. Secondariamente, una spiaggia del 2017 è molto simile se non uguale a una del 1970: stesso ombrellone, stessa sedia a sdraio di legno e stesso Buondì Motta al bar. Una pecca grave che non consente di competere con l’offerta di altri Paesi del Mediterraneo. P.V., Milano

RISPOSTA

Mi consenta di non essere completamente d’accordo. Lei generalizza. Non è vero che sia impossibile trovare un buon ristorante, può capitare una fregatura ma non è così certo e non è neanche probabile. Inoltre non condivido in toto neanche sulla sua seconda affermazione. A stabilimenti balneari effettivamente scarni, miseri e tutt’altro che moderni si sono affiancati altri estremamente attrezzati per l’accoglienza di bambini, animali domestici, disabili e anziani. Però questa è una normale differenziazione di categoria e di prezzo. Inoltre non è raro trovare divani e tensostrutture al posto delle sdraio e degli ombrelloni, ci sono lounge bar, open air gym e altri intrattenimenti per gli ospiti. A Cervia per esempio c’è il wi-fi gratuito lungo 9 km di costa dove è anche prevista la distribuzione di acqua potabile liscia e gassata refrigerata senza bisogno di stoccaggio e di smaltimento dei contenitori vuoti. E nei 223 stabilimenti balneari della stessa Cervia, di Milano Marittima, Pinarella e Tagliata non si usano più le bombole a gas. Non come negli anni Settanta. sandro.neri@ilgiorno.net​