Stragi in famiglia. Difficile cogliere i segnali di rischio

La crocaca gronda di episodi come quelli che stiamo raccontando in questi giorni

Milano, 9 dicembre 2017 - 

LETTERA

Caro direttore, una madre uccide i due figlioletti senza apparente ragione, un ragazzo si mette in testa di sterminare la sua famiglia avvelenandola con il tallio. Altre due tragedie enormi, altro dolore, tanto sbigottimento. Che cosa ci sta succedendo? È davvero possibile che nessuno si accorga per tempo del fatto che qualcosa non funziona nelle teste di persone apparentemente normali? Di fronte a fatti come questi ci sentiamo tutti più fragili. Giovanna Z., via mail

RISPOSTA

La crocaca gronda di episodi come quelli che stiamo raccontando in questi giorni. Ed è giusto, come tenta di fare lei, non dico non giudicare (grazie al cielo ci sono i magistrati deputati a farlo) ma almeno comprendere quello che è successo. Senza morbosità, ma sicuramente per dare un senso al dolore vissuto da famiglie inermi alle prese con fatti enormi, inaccettabili proprio perché ritenuti incomprensibili. Solo comprendendo, al contrario, potremo sentirci meno fragili, meno esposti al pericolo. Si poteva capirlo prima? Forse sì, dicono gli psichiatri. I segnali ci sono sempre, ma non è facile intercettarli. Come nel caso di Nova Milanese, dove un vasto nucleo familiare sta affrontando questo assurdo sterminio con grande dignità e coraggio: il ragazzo, l’assassino reo confesso, da anni si era chiuso in se stesso. Ma tanti altri lo fanno, senza con ciò torcere un capello a nessuno. In aula, nell’aula del tribunale intendo, ci si dovrà allora concentrare sulla sua capacità di intendere, di volere, di percepire con chiarezza le conseguenze di quel si che stava facendo. La fredda premeditazione lascia supporre che questa capacità ci fosse tutta. sandro.neri@ilgiorno.net