Rosa, Olindo e la revisione impossibile

"La revisione del processo penale è uno strumento previsto dal nostro ordinamento, che tuttavia fissa anche un limite"

Milano, 22 novembre 2017 - 

LETTERA

INCREDIBILE, caro direttore, che alla fine dell’anno 2017 (siamo a novembre inoltrato) un giudice abbia deciso in qualche modo di rimettere in discussione l’esito di un processo - con sentenza ormai definitiva - contro due feroci assassini. Rosa Bazzi e Olindo Romano sono stati condannati per aver sterminato i loro vicini di casa. Sono passati 11 anni da quell’episodio, eppure la Cassazione ha chiesto che un perito analizzi nuovi elementi, e valuti se ci sono prove per scagionarli. E la Corte d’Appello si è adeguata. Matteo T., Milano

RISPOSTA

LA REVISIONE del processo penale è uno strumento previsto dal nostro ordinamento, che tuttavia fissa anche un limite: l’impugnazione di una sentenza passata in giudicato deve essere un fatto eccezionale, da utilizzare quando emerge la forza assoluta e dirompente di una prova nuova, totalmente sconosciuta al momento del giudizio. Facciamo un esempio: in galera da 10 anni c’è una persona e un giorno si presenta in caserma un uomo, che confessa: «Sono io l’assassino, ecco l’arma del delitto, ho ucciso per soldi». Fatti gli esami e gli accertamenti, se quel che dice il reo confesso è vero, è chiaro che serve uno strumento giuridico per tirare fuori dal carcere un innocente. Utile, in questo caso, la revisione. Io però non vedo niente di tutto questo nel caso di Rosa e Olindo. Una coppia che, ricordiamolo, ha perfino confessato gli omicidi agli investigatori esterrefatti. Tutti gli elementi sono già stati valutati. Con buona pace degli azzeccagarbugli. sandro.neri@ilgiorno.net