La strada è di tutti biciclette comprese: tuteliamo i ciclisti

"Per me la strada è il tessuto nel quale una comunità cresce e si sviluppa, unendo una città all’altra, oppure un punto all’altro della città. Da questo segue che, ovviamente, la strada è di tutti"

DIRETTORE:

Caro direttore, l’ultimo grave incidente in bicicletta del pilota Hayden ha riproposto la necessità di prendere dei provvedimenti, rivedendo il Codice della Strada, non solo per quanto riguarda le velocità dei mezzi stradali, come propone la Fiab, ma preoccupandosi che anche di giorno le biciclette siano ben visibili, con led lampeggianti (non è raro, infatti, trovarsele, prive di luci, in gallerie di strade statali). D’altra parte, ciò già avviene per moto e scooter che di giorno devono circolare con anabbaglianti accesi. Roberto Nuara, Monza

RISPOSTA:

C'è una sola cosa, ogni volta che ci penso, che mi piace di una strada. La vedo come un luogo che unisce. Per me la strada è il tessuto nel quale una comunità cresce e si sviluppa, unendo una città all’altra, oppure un punto all’altro della città. Da questo segue che, ovviamente, la strada è di tutti. Quindi, per risponderle, la strada è degli automobilisti, dei motociclisti, dei ciclisti, dei pedoni. Iniziamo a tenerne conto, quando ci mettiamo alla guida dei nostri mezzi, o la percorriamo impegnando i marciapiedi. Guidare un’auto non è mai così facile come sembra. Andiamo piano, per favore. E stiamo sempre attenti. Pedalare tra un mare d’auto e alcuni mezzi pesanti può essere molto pericoloso. Teniamone conto: occhi aperti. Che si facciano vedere, dice lei. Io sono perfettamente d’accordo. Poi, però, anche gli enti locali facciano il loro. Velocità adeguate (e controllate), corsie riservate, piste ciclabili. Ci vogliono soldi, lo so. Ma ne vale la pena. «Non c’è spazio per una pista ciclabile in questa via», sento dire spesso. Non ci credo. E comunque, il nostro impegno deve essere quello di trovarlo. sandro.neri@ilgiorno.net