Lo sport batte la politica

La sfilata degli atleti coreani alle Olimpiadi, del Nord e del Sud, è l’ennesima prova che lo spirito olimpico batte tutti i veti

Milano, 18 gennaio 2018 - Lo sport è sempre stato un passo avanti alla politica, corre più veloce delle cancellerie, delle diplomazie e delle organizzazioni internazionali. La sfilata degli atleti coreani alle Olimpiadi, del Nord e del Sud, è l’ennesima prova che lo spirito olimpico batte tutti i veti, anche quelli del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Il precedente più eclatante è stato quello della Repubblica Popolare Cinese. Nel 1949 la Cina di Mao era esclusa da tutti i consessi internazionali, il seggio all’Onu spettava a Taiwan, che allora si chiamava Repubblica di Cina governata da Chiang Kai-shek. Eppure nel 1952 il Cio invitò sia la Cina che Taiwan alle Olimpiadi di Helsinki. L’ira di Chiang Kai-shek portò al ritiro di Taiwan dai Giochi, con la conseguenza che, fino al 1979, l’unica Cina ammessa fu quella dell’isola. Mentre nel 1971 la Repubblica Popolare Cinese riconquistò il suo seggio all’Onu, con potere di veto nel Consiglio di sicurezza. Un disgelo provocato anche dalla diplomazia del ping-pong, dalle storiche partite tra pongisti americani e cinesi in Cina, nell’aprile del 1971. Sfide che fecero da apripista alla visita di Nixon a Pechino l’anno successivo.

Oltre alla Cina lo sport è stato il primo a riconoscere la Palestina come Paese. L’Onu l’ha riconosciuta come «Stato osservatore» a fine 2012, ma la Palestina fa parte del Comitato Olimpico dal 1995 e della Fifa dal 1998. Stessa sorte per il Kosovo: indipendente dal 2008, il piccolo Stato balcanico è diventato membro del Cio nel 2014 e poi della Fifa e dell’Uefa, tanto da disputare le qualificazioni per i mondiali di calcio in Russia. Ma il suo ingresso come membro dell’Onu è frenato dai veti di Cina e Russia. Lo sport è l’unica prova dell’effimera esistenza della Csi, Comunità di Stati indipendenti, nata sulle ceneri dell’Unione Sovietica. Quando gli atleti sfilarono sotto le insegne Csi alle Olimpiadi di Barcellona ci fu un boato del pubblico. Solo dopo tornò la Russia. Per la ex Jugoslavia fu tutto più semplice, a parte l’esclusione dagli Europei di calcio del 1996, che regalarono la vittoria alla cenerentola Danimarca. La prova definitiva che lo sport è sempre davanti alla politica. Ed è anche più coraggioso.